Come in ogni puntata, anche nell'ultima de Le Iene Nadia Toffa ha saputo realizzare un servizio importante e interessante. Dopo aver presentato la dieta per eliminare i metalli pesanti, la Toffa è volata nel Salento per raccontare la triste vicenda degli ulivi della parte meridionale della Puglia, il tacco d'Italia. Da anni, ormai, molti ulivi presenti in quelle zone sono stati attaccati da un batterio killer, chiamato xylella, che ha sterminato già gli agrumeti del Brasile e i vigneti della California. Per la prima volta, però arriva ad attaccare gli ulivi.

Salviamo gli ulivi del Salento

In virtù di questa malattia che ha colpito queste piante millenarie (molti ulivi del Salento hanno anche 900 o 1000 anni di vita) l'Europa ha adottato misure drastiche che prevedono l'abbattimento degli ulivi malati e lo sradicamento di altri ulivi presenti nei territori circostanti, investendo 13 miliardi di euro per il loro abbattimento, nemmeno uno invece per curarli. Il Salento è stato diviso in due zone: una è il focolaio dove ci sono la maggior parte degli ulivi malati, l'altra è la zona di eradicazione. Più in alto c'è la zona cuscinetto che dovrebbe proteggere la restante parte della Puglia da questo batterio.

Purtroppo, però, non tutti gli ulivi presentano questa malattia, anche quelli condannati ad essere sradicati: su 13250 ulivi analizzati solo 234 presentano la malattia.

Inoltre, non è detto che sia proprio il batterio xylella ad essere colpevole di questa malattia degli ulivi. Gli stessi agricoltori parlano della possibilità che la causa sia di un fungo che ha attaccato queste piante e che potrà tranquillamente attaccarne altre.

La soluzione viene dal passato

Dato che l'Europa non ha stanziato nemmeno un euro per cercare di curare questi ulivi, simbolo della Puglia, gli agricoltori stanno da soli cercando di curare queste piante che sono per loro come dei parenti.

Lo stanno facendo attraverso vecchie abitudini dei loro avi: alcuni di loro, infatti, hanno disinfettato la pianta con una miscela di calce e solfato di rame che viene opportunamente spruzzata sugli alberi malati. Dopo 3-4 mesi hanno notato una ripresa nelle piante trattate e questo ci fa pensare che il metodo funzioni. Naturalmente, c'è bisogno di altri investimenti per portare avanti un progetto che trovi una cura a questa malattia.

Ed è per questo che la Toffa ha chiesto di diffondere il video del servizio e se qualcuno ha qualche soluzione, può tranquillamente contattare l''indirizzo lecce@copagri.it.

Una precisazione: la qualità delle olive prodotte da questi ulivi infetti non viene intaccata e l'olio del Salento continua a rimanere uno dei più buoni presenti sul mercato. Se ti piacciono i servizi di Nadia Toffa, leggi quello realizzato sulle donne schiave dell'Isis.