Nuove specie marine tropicali si aggirano, da qualche tempo, nelle profondità del Mar Mediterraneo. Si tratta di un'anomalia segnalata da Legambiente, riguardante dei pesci che normalmente non dovrebbero trovarsi nelle acque che lambiscono anche le coste italiane. L'allarme non è rivolto solo al rischio della conservazione della fauna locale, ma anche ad un concreto pericolo per le persone che frequentano e vivono lungo le nostre coste. Infatti è stata evidenziata la tossicità e la pericolosità di alcune delle nuove specie avvistate, che potrebbero rappresentare un pericolo diretto per i bagnanti del Mar Mediterraneo.

I nuovi avvistamenti marini

Legambiente, in particolare, ha manifestato la sua preoccupazione nel constatare la rapida espansione geografica del cosiddetto pesce scorpione (Pterois Miles), individuato al largo delle coste siciliane.

Si tratta di un pesce che, tradizionalmente, è originario del Mar Rosso, e soprattutto non è innocuo, poiché è in grado di pungere le sue vittime, causando forti dolori. Un'altra specie aliena avvistata nel Mar Mediterraneo è il pesce palla maculato (nome originale: Lagocephalus sceleratus), che ha origine tropicale, ma risulta altamente tossico al suo consumo. Inoltre è stata segnalata anche la presenza del pesce flauto (Fistularia Commersoni), e del pesce coniglio (Siganus Iuridus), che non sono affatto esemplari autoctoni.

L'invasione di pesci e alghe

Secondo le stime, ci sarebbero più di 830 specie marine estranee al Mar Mediterraneo, di cui 600 si sono stabilite nei pressi delle coste italiane in modo quasi permanente.

A questi esemplari ittici bisogna aggiungere anche le alghe infestanti, che possono produrre cambiamenti nefasti sulla natura locale, nonché avere effetti nocivi sulla pesca. Tra queste, vi sono le alghe Caulerpa cylindracea e Lophocladia Iallemandii, che provocano gravi conseguenze sugli habitat naturali, mentre lo ctenoforo Mnemiopsis Leidyi può danneggiare la pesca nelle zone costiere italiane.

Per tentare di risolvere una situazione che ormai è diventata preoccupante, l'associazione Legambiente ha informato che il prossimo 8 settembre entrerà in vigore la cosiddetta Convenzione dell'Organizzazione Internazionale Marittima (Imo), guidata dalle Nazioni Unite, che avrà il compito di rendere obbligatorie determinate misure, tra le quali il trattamento delle cosiddette acque di zavorra, com'è avvenuto in questo caso.