Tempo di Calciomercato, in realtà oggi è un tempo che dura all'incirca 365 giorni all'anno, festivi compresi. Ora però si avvicina il tempo dei primi, veri colpi e, come sempre, i tifosi aspettano i 'botti'. L'Inter sembra in pole position per piazzarne alcuni, ma questa non è una novità. Tra i nomi più altisonanti nel mirino della dirigenza ci sono Angel Di Maria e Radja Nainggolan, per i quali qualcuno avrebbe già disegnato virtualmente le maglie nerazzurre della prossima stagione. Il club milanese è sempre stato protagonista di colpi clamorosi, alcuni dei quali assolutamente pirotecnici.

Senza nulla voler togliere agli attuali obiettivi di mercato, in oltre mezzo secolo di Serie A sono finiti all'Inter fuoriclasse del calibro di Suarez, Rummenigge, Matthaeus, Bergkamp, Roberto Carlos, Ronaldo, Vieri, Baggio, Ibrahimovic ed Eto'o. Ne citiamo soltanto alcuni, l'elenco sarebbe lunghissimo. Tra questi, ci sono giocatori che hanno contribuito a cicli vincenti, altri hanno risposto parzialmente alle aspettative a causa di problemi fisici, qualcuno si è rivelato un clamoroso flop. Ma la Beneamata è stata anche protagonista di altri, clamorosi intrecci di mercato che poi non sono andati a buon fine. Anche in questo caso i nomi sono assolutamente 'galattici'.

Eusebio e Beckenbauer 'fermati' dalla Corea

Nel 1966 l'Inter è ai vertici del calcio mondiale. Nella bacheca nerazzurra sono finiti tre scudetti, due Coppe dei Campioni ed altrettante Coppe Intercontinentali, eppure brucia parecchio la ferita dell'eliminazione nella semifinale di Coppa dei Campioni 1965/66 ad opera del redivivo Real Madrid.

Il presidente Angelo Moratti rivuole il trofeo ed affida al direttore generale Italo Allodi il compito di mettere a segno un paio di acquisti di primissimo piano a livello continentale. La missione sarà portata a termine in maniera assolutamente perfetta: l'Inter mette le mani sulla 'pantera nera', Eusebio, stella del Benfica e fresco Pallone d'Oro.

Il fuoriclasse portoghese ha voglia d'Italia, l'Inter è la regina della serie A, la strada è spianata e l'accordo viene raggiunto per la cifra stellare, a quell'epoca, di 500 milioni di lire. Nel mirino di Allodi finisce poi un elegante ed eclettico difensore tedesco appena 20enne ed ancora sconosciuto al grande calcio: il suo nome è Franz Beckenbauer. Il futuro Kaiser firma un precontratto, la cifra stimata è di 900 mila marchi tedeschi. A rovinare i piani dell'Inter ci si mette però il Mondiale d'Inghilterra del 1966, tanto Eusebio quanto Beckenbauer saranno tra i protagonisti del torneo mentre l'Italia, eliminata clamorosamente dalla Corea del Nord, sarà bersaglio di pomodori ed uova marce.

La Federcalcio esplode letteralmente e tra i capi di imputazione del pessimo rendimento degli azzurri viene individuata la massiccia presenza di giocatori stranieri nel massimo campionato. I vertici del calcio italiano chiuderanno le frontiere, Eusebio e Beckenbauer non arriveranno mai a Milano.

Platini, rimpianto nerazzurro

Le frontiere saranno riaperte soltanto nella stagione 1980/81, la decisione della FIGC è nell'aria da qualche anno e, pertanto, le 'grandi' si stanno già preparando all'appuntamento. Tra queste c'è ovviamente l'Inter in cui Sandro Mazzola, passato dal campo alla scrivania nel ruolo di dirigente, individua alla fine degli anni '70 un talento francese che milita nel Saint Etienne.

Michel Platini non è ancora 'Le Roy', ma le sue quotazioni sono in ascesa e parecchie squadre europee si stanno interessando a lui. Mazzola lo porta alla Pinetina in gran segreto, viene raggiunto l'accordo per l'ingaggio e l'Inter è pronta ad annunciare il colpo al termine della stagione 1979/80 che, tra l'altro, la vedrà campione d'Italia per la dodicesima volta. Ma il presidente Ivanoe Fraizzoli inizia a nutrire seri dubbi sul nuovo acquisto, gli hanno riferito di un'integrità fisica tutta da verificare da parte del campione francese. Così preferisce non rischiare, i nerazzurri mollano Platini ed acquistano Herbert Prohaska. Platini giungerà lo stesso in Italia, nel 1982, e riscriverà la storia della Juventus: qui le 'leggerezze' societarie interiste furono fin troppo evidenti.

Falcao, calcio e politica

Se Fraizzoli ebbe sulla coscienza il 'peso' del mancato arrivo di Platini, fu al contrario una 'vittima' nel 'caso Falcao' di pochi anni dopo. Paulo Roberto Falcao è l'ottavo re di Roma, al termine della stagione 1982/83 i giallorossi sono diventati campioni d'Italia dopo oltre 40 anni grazie soprattutto alle magie del fuoriclasse brasiliano. L'Inter tenta il colpaccio e Falcao cede: c'è l'accordo con il giocatore che, in vacanza nella sua Porto Alegre, parla già da ex calciatore della Roma. Ma la società nerazzurra non ha fatto i conti con uno dei più illustri tifosi romanisti: quando l'affare viene reso noto, infatti, scende in campo addirittura Giulio Andreotti. Il leader della DC prima chiama il suo fedele braccio destro, Franco Evangelisti, con il compito di parlare con la mamma del 'divino' Falcao.

"Anche il Papa vorrebbe che restasse alla Roma", dice Evangelisti alla religiosissima Donna Azise, e quest'ultima cerca dunque di convincere il figlio a rimanere nella capitale "per non creare un dispiacere al Santo Padre". Poi Andreotti chiama Fraizzoli, tra i due il colloquio è cordiale. Piuttosto che parlare di Falcao, però, Giulio Andreotti punta l'attenzione sull'attività imprenditoriale del presidente dell'Inter, sui capi d'abbigliamento da lui prodotti, parte dei quali vengono distribuiti anche ai ministeri. Fraizzoli comprende che la partita si sta facendo spinosa, convoca Mazzola e gli dice di stracciare l'accordo con il giocatore brasiliano. Lo stesso Andreotti che nel corso della sua lunghissima parabola politica ha sempre negato il suo coinvolgimento in una serie infinita di questioni di ben altro peso, non ha avuto al contrario peli sulla lingua in merito al 'dossier Falcao'. "Mi sono intromesso ed ho risolto la faccenda", sarà il commento dello storico decano della politica italiana.