Roma, San Pietro blindata e aumentato il piano di sicurezza nella città eterna che si prepara ad accogliere l'Angelus domenicale. Timore per un possibile attentato a Papa Francesco. Non si esclude anche un gesto estemporaneo del singolo. Nessuna limitazione comunque per l'accesso ai varchi della chiesa nella mattinata di domani. Il ministro degli Esteri nega l'arrivo di minacce al Vaticano; Padre Lombardi smentisce il rafforzamento delle forze armate, considerando cosa normale in occasione della preparazione dell'Angelus domenicale o delle udienze papali. Intanto 40 curdi sono indagati per associazione con finalità di terrorismo internazionale.

San Pietro: rischio attentato a Papa Francesco

Nel mirino Papa Francesco. Di seguito all'allerta rilevata su possibili atti terroristici contro il Papa o il Vaticano, sono stati aumentati i dispositivi di sicurezza intorno a piazza San Pietro, che già nella giornata di mercoledì dedicata alle udienze aveva visto rafforzare il sistema di sicurezza con pattuglie digos e della squadra mobile. In base alle notizie apprese dal Viminale, il rafforzamento della sicurezza sarebbe stato adottato esclusivamente per ottenere un più capillare controllo ai varchi di accesso in piazza San Pietro.

Padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, ha dichiarato che non ci saranno variazioni nella sicurezza e che dal Vaticano non risultano minacce e "tutto si svolge nella normalità". In base a quanto dichiarato da Lombardi, il dispiego della sicurezza delle forze di polizia è fatto normale in occasione dell'Angelus e udienze generali e "non risulta affatto che vi sia stato un 'raddoppio' in questi giorni". "Non ci sono minacce specifiche per l'Italia da parte dell'Isis" nemmeno secondo il ministro degli esteri Mogherini, giunta a New York per partecipare all'Assemblea generale dell'Onu, secondo la quale la sola certezza è che "L'Isis e' una minaccia globale e [...] quando c'e' una minaccia globale serve una risposta globale e coordinata".

Diverso scenario nell'arresto di quaranta persone di origine curda, residenti in Milano e nell'hinterland, alcuni in Toscana e nel Lazio, indagate per terrorismo internazionale e raccolta fondi a finanziamento di azioni violente del Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan) in Turchia. L'inchiesta, coordinata dal pm di Milano Elio Ramondini e condotta dai carabinieri, è stata chiusa alcuni giorni fa della Procura di Milano. Proprio da quel momento si è cominciato a ritenere strana la situazione dei curdi indagati, che per la maggior parte dirige attività commerciali in Milano. L'allarme per un possibile atto di terrorismo a Papa Francesco era già stata data alcune settimane fa, in relazione anche ai complotti terroristi con cui gli Usa e i Paesi occidentali è alle prese in questo momento da parte di gruppi legati ad al Qaida in Siria, in particolare il Fronte al Nusra e il Khorasan, gruppi attivisti con base in Siria e in Turchia - secondo fonti Wsj, che potrebbero avere nel mirino qualsiasi paese e persona di spicco e il Papa potrebbe essere un bersaglio facile.