Nella giornata di oggi è stato diramato un comunicato stampa che, emesso dall'associazione Luca Coscioni, offre più di uno spunto di riflessione su un tema costantemente oscurato non solo dal dibattito mediatico ma, soprattutto, da quello politico. Torniamo a occuparci di eutanasia, riportando in sintesi quanto dichiarato congiuntamente da Marco Cappato, Mina Welby e Gustavo Fraticelli in merito alla conclusione della disobbedienza civile in corso. Come noto, i militanti dell'associazione facente parte della galassia radicale, si sono più volte distinti in azioni di disobbedienza civile su questo tema, attraverso l'accompagnamento in Svizzera di cittadini italiani che decidono di ricorrere all'eutanasia.

La novità

Oggi è giunta una notizia che in parte può sorprendere ma forse non sortirà questo effetto nei più avveduti sulla materia. Un cittadino che avrebbe dovuto compiere il viaggio estremo accompagnato dai membri dell'associazione, ha rinunciato a questa prospettiva preferendo cure che ritiene possano consentirgli di trascorrere un'esistenza degna di essere portata avanti. Ma come è giunto questo paziente a tale decisione? Attraverso i colloqui che aveva in corso con la medesima clinica svizzera dove avrebbe dovuto ricevere il trattamento di eutanasia.

Quali considerazioni possono trarsi da questa vicenda

In pratica, gli stessi medici che molti detrattori considerano "boia", hanno svolto talmente bene (o male, a seconda dei punti di vista) la loro mission che, essi stessi, hanno fatto desistere l'ammalato in questione.

Ma cosa insegna questa vicenda? Probabilmente che - un po'come previsto dalla 194 sull'aborto - è possibile legalizzare questi fenomeni "controversi" purché tenuti sotto controllo con atteggiamenti responsabili o, in una parola, professionali oltre che consapevoli per i cittadini/pazienti. Possibilmente evitando ingerenze confessionali come avvenuto già nei consultori e in genere con l'obiezione di coscienza spesso sospetta di essere strumentale.

Legalizzare l'eutanasia, dunque, vuol dire mettere cittadini e medici dinanzi a un fenomeno che, nell'ombra, già esiste e che - nella sua forma legale come appunto i viaggi in Svizzera - è facoltà solo di chi può permetterselo.

E come funziona in Italia?

L'associazione Coscioni ricorda che dal 2013 è depositata in Parlamento la proposta di legge d'iniziativa popolare denominata "Eutanasia Legale", tutt'ora giacente in qualche polveroso cassetto della Camera.

Il tutto con, sullo sfondo, dati Istat che parlano di un forte incremento di suicidi per malattie psico/fisiche senza che la politica abbia fatto nulla per garantire una morte dignitosa o, perché no, una nuova speranza di vita come nell'ultimo caso di mancata eutanasia per ripensamento. Una scelta che, va da sé, non cozza ma anzi rende ancora più forte la battaglia di libertà e di autodeterminazione anche perché, probabilmente, senza i consulti con la clinica svizzera oggi ci troveremmo con uno dei tanti ammalati che hanno scelto di farla finita lanciandosi da un balcone. La lotta per l'eutanasia, insomma, per una volta ha favorito la vita e generato la speranza.