Il ministro della Difesa dell’Azerbaijan, tramite un proprio portavoce, ha annunciato il cessate il fuoco unilaterale nel conflitto che la nazione ha intrapreso, da diversi anni ormai, contro l’Armenia. Il portavoce ha aggiunto che questa decisione è stata presa in seguito alle tante richieste internazionali di pace. Il territorio per cui si combatte è la regione Nagorno-Karabakh. La notizia della fine degli scontri però è stata prontamente smentita dalle forze militari armene, che hanno risposto dicendo che i bombardamenti azeri sulla regione, di fatto, non si sono mai fermati.

Nagorno-Karabakh

La regione del Nagorno-Karabakh è posizionata geograficamente nella nazione dell’Azerbaijan, ma è in mano ai separatisti armeni dal 1994, anno in cui terminò un conflitto che vide, appunto, la vittoria dei separatisti. Negli anni a venire, l’esercito azero ha provato a riappropriarsi della regione, ma i separatisti, almeno finora, sono riusciti a mantenerne il controllo. Per effetto di questa guerra, nella giornata di oggi sarebbero morti 30 soldati, oltre ad un numero imprecisato di civili. Poche ore fa il Ministero della Difesa azero ha rilasciato il seguente comunicato: “La nazione dell’Azerbaijan, mostrando le sue buone intenzioni, ha deciso unilateralmente di cessare le ostilità”.

Ma ha anche precisato che nel caso in cui i ‘nemici’ dovessero attaccare nuovamente, non esiterà a rispondere colpo su colpo. Poco più tardi, però, David Babayna, portavoce dell’esercito di Karabakh, ha dichiarato all’agenzia di stampa AFB che il conflitto, nonostante l’annuncio dell’Azerbaijan, non si è fermato. Un altro portavoce, Senor Hasratyan, ha dichiarato ad un giornale armeno che l’esercito azero starebbe utilizzando missili ‘Grad’ e ‘artiglieria pesante’ per indebolire la zona nord di Karabakh.

L'intervento della Turchia e le origini del conflitto

Anche una nazione molto vicina (in tutti i sensi) all’Armenia e all’Azerbaijan ha chiesto il ‘cessate le armi’. Stiamo parlando della Turchia, che tramite il suo presidente Erdogan ha chiesto pubblicamente che avvenga “la fine dei conflitti”. Tra Turchia e Armenia, però, non corre affatto buon sangue.

I rapporti tra le due nazioni sono interrotti da diversi anni, a causa dell’uccisione di massa di Armeni avvenuta nel periodo ottomano. Secondo l’Armenia, si è trattato di ‘genocidio’ ingiustificato. La Turchia non si è mai scusata ufficialmente, motivo per cui è considerata come un nemico, tra i più acerrimi. Le notizie che arrivano dai territori in guerra spesso non trovano conferme ufficiali. L’Armenia ‘separatista’ ha dichiarato di aver perso 18 dei propri soldati nella giornata di sabato, mentre l’Azerbaijan ha fatto sapere che nello stesso giorno ha perso 12 uomini. Le due nazioni si sono accusate a vicenda di aver interrotto la pace più di una volta, rendendo difficile decretare chi, effettivamente, non abbia voglia di interrompere il conflitto.

Ci sono stati diversi periodi di pace nel corso degli anni, che però sono stati costantemente interrotti, proprio come successo in questi giorni. Nel 2009 sembrava che potesse verificarsi l’effettiva fine del conflitto dopo uno storico incontro tra i due leader nazionali, ma dopo pochi mesi di pace la situazione è tornata identica a prima. Le notizie di oggi sembrano lasciare poche speranze. La storia non cambia: accuse vicendevoli, attacchi continui e nessun segnale concreto di pace.