Alla fine del mese di marzo, l’Unione Europea ha siglato un accordo con la Turchia, il cui scopo è quello di far finire, o almeno ridurre il più possibile, l’immigrazione irregolare attraverso il Mar Egeo. Sì, perché molte persone provenienti da territori che non sono in emergenza umanitaria (a differenza della Siria) stanno approfittando del recente flusso immigratorio incontrollato per entrare illegalmente in Europa in cerca di fortuna. Moltissimi, per fare ciò, passano prima dalla Turchia, poi dalla Grecia e per finire cercano di recarsi in qualche modo nei paesi ricchi del Vecchio Continente, con una predilezione particolare per Germania, Francia e Regno Unito.

Un ‘New Deal’?

Ma con l’entrata in vigore odierna dell’accordo Turchia-UE la situazione è destinata a migliorare. O almeno ad essere più controllata. Per ogni immigrato irregolare riportato in Turchia, infatti, l’Unione Europea permetterà ad un immigrato siriano regolare (rifugiato momentaneamente in territorio turco) di entrare legalmente in Europa. Oggi si sono visti i primi effetti dell’entrata in vigore dell’accordo: 202 migranti irregolari hanno salutato la Grecia e sono stati accompagnati al porto turco di Dikili. Più tardi, altri 140 dall’isola di Lesbo e 66 da quella di Chios hanno avuto uguale destino. Tra loro, è stata segnalata la presenza di numerosi residenti in nazioni indubbiamente povere ma non in emergenza umanitaria, come Bangladesh e Pakistan.

Al contempo, 32 siriani sono volati in direzione Germania, una decina verso la Finlandia e domani un altro gruppo partirà alla volta dei Paesi Bassi.

Buone e cattive notizie

Il portavoce della Commissione Europea Margaritis Schinas ha commentato con soddisfazione i risultati ottenuti quest’oggi: “Oggi abbiamo assistito ad un grande passo in avanti, che sancisce l’entrata in vigore dell’accordo tra UE e Turchia per rimpiazzare flussi irregolari con vie legali e sicure a favore di quei cittadini che hanno realmente diritto alla protezione internazionale.

Da stamattina abbiamo avuto i primi ritorni in Turchia dalle isole greche e i primi reinsediamenti di rifugiati siriani dalla Turchia verso gli stati membri dell’UE”.

Nonostante le parole rassicuranti della Schinas, dalla giornata di oggi arrivano anche notizie meno positive. Finora, secondo indiscrezioni giornalistiche, è stata messa a disposizione solo la metà degli ufficiali necessari a gestire i rimpatri.

Va addirittura peggio per quanto riguarda gli interpreti: finora ne sono stati assunti soltanto 22, a fronte di un’esigenza minima di 400. Infine, gli sbarchi sulle coste greche sono leggermente diminuiti rispetto a qualche settimana fa, ma non sono per niente finiti: tra il 1° e il 3 aprile, quasi 1300 migranti sono sbarcati sulle coste elleniche.