Ancora polverina bianca. Ancora fiumi di droga che arrivano in Italia. Ancora traffici illeciti al porto di Gioia Tauro. E ancora, fortunatamente, un’altra eccellente operazione di polizia giudiziaria che ha portato al sequestro di 62 kg di cocaina purissima. Questa mattina infatti gli uomini delle Fiamme Gialle di Reggio Calabria, unitamente ai funzionari dell’Agenzia delle Dogana di Gioia Tauro (RC) – Ufficio Antifrode, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno individuato e confiscato il preziosissimo carico, che al dettaglio avrebbe fruttato oltre 12 milioni di euro alle ‘ndrine calabresi.

La sostanza stupefacente, suddivisa accuratamente in 55 panetti, è stata rinvenuta all’interno di due borsoni imboscati in un container carico di legname proveniente dal Cile e destinato alla Croazia. Non è stato semplice individuarla. Non lo è mai. E anche questa volta, il successo è stato possibile grazie ad un’attività investigativa complessa, basata su incroci documentali e controlli approfonditi ai carichi sospetti per mezzo delle sofisticate strumentazioni scanner in uso all’Agenzia delle Dogane e delle unità cinofile della Guardia di Finanza.

Lo scalo di Gioia Tauro in mano alla 'ndrangheta

L’operazione odierna, si colloca all’interno di una strategia di controllo del territorio e di contrasto al traffico di sostante stupefacentinel porto di Gioia Tauro, che ha portato, dall’inizio dell’anno ad oggi, all’individuazione e al sequestro di oltre una tonnellata di cocaina.

L’operazione odierna segna un altro punto nell’azione di bonifica dell’importante scalo calabrese, ancora, purtroppo, in mano alle cosche di 'ndrangheta, che lo hanno fatto diventare lo snodo dei traffici illeciti più importante del Mediterraneo. Ci passa di tutto. Armi, esplosivo, sigarette, droga, merce contraffatta, rifiuti tossici e qualsiasi tipo di altra merce che alle ‘ndrine di Calabria frutta ‘piccioli’.

Correva l’anno 1994 quando entrò in funzione. Fu la svolta per le cosche di ‘ndrangheta, che si resero subito conto che in quei due milioni di containers movimentati in un solo anno, ci avrebbero potuto trafficare qualsiasi cosa. Droga, soprattutto droga. E con una metodologia raffinatissima, messa a punto dai broker del narcotraffico, che il procuratore aggiunto di Palmi Michele Prestipino spiegò qualche tempo fa: «arriva prima il quantitativo minore, che viene sequestrato, e immediatamente dopo parte lo stock più consistente».