L’apporto dell’apparato bellico americano alle milizie delle SDF, le Forze Democratiche Siriane, coalizione arabo-kurda, per la presa di raqqa, si sta sviluppando con l’uso di una nuova strategia militare. Per la prima volta un ponte aereo ha permesso ai miliziani alleati di essere aereotrasportati a 40 chilometri a ovest da Raqqa, per la conquista della diga di Tabqa, sul fiume Eufrate. Il Pentagono non ha chiarito quanti aerei sono stati utilizzati per l’azione che è scattata nelle prime ore del mattino di mercoledì 22 marzo, prima dell’alba, prendendo di sorpresa i jihadisti dell’Isis che controllavano la zona.

Elicotteri Apache statunitensi hanno fatto da supporto al ponte aereo, mentre violenti scontri si stanno susseguendo.

Una posizione nevralgica

La diga di Tabqa è un punto nevralgico relativamente a tutta la missione su Raqqa, poiché fornisce energia elettrica all’intera regione e nel caso in cui l’Isis decidesse di sabotarla questo rappresenterebbe una gravissima emergenza umanitaria. La diga è infatti un elemento chiave per gran parte del sistema agricolo nord siriano. A ciò si aggiungono altri importanti fattori legati al posizionamento geografico. Innanzitutto perché insieme ai quattro villaggi vicini già liberati le SDF saranno in condizione di isolare Raqqa da tre lati, chiudendo l’accesso ad una importante strada che collega Deir al-Zor e Aleppo.

L’area inoltre è l’ultimo baluardo del sedicente Stato islamico a ovest dell’Eufrate, da cui provengono i combattenti jihadisti stranieri, il cui flusso si è già ridotto di parecchio rispetto al passato. Infine nelle vicinanze della diga vi è un aeroporto militare ed una prigione dove sono rinchiuse molte persone che potrebbero essere usate come scudi umani.

Le YPG kurde alleate degli Usa e attaccate dalla Turchia

Il ponte aereo sulla diga segna una nuova fase dell’alleanza militare tra Stati Uniti ed SDF e sottolinea la fiducia nei confronti delle capacità di combattimento della coalizione di miliziani dove prevale il temperamento del gruppo kurdo YPG. Quest’ultimo, impegnato in altri fronti, prevalentemente nel nord della Siria, ha garantito la nascita della confederazione democratica cantonale kurda chiamata Rojava.

Nello stesso giorno dell’operazione condotta su Raqqa con gli Stati Uniti, si è trovato a dover difendere la città kurda di Afrin dai bombardamenti dell’esercito turco, che contro il popolo kurdo sta conducendo una guerra personale. Un attacco che ha causato decine di vittime, tra cui donne e bambini, e parecchi feriti in condizioni critiche. Un massacro stigmatizzato dal comando YPG, il quale ha annunciato che la loro risposta non si farà attendere.

La denuncia di un attacco aereo contro i civili

Nel frattempo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, cioè la controversa organizzazione che monitora la guerra da Londra, ha denunciato gli Stati Uniti di aver bombardato, proprio attraverso un attacco aereo di lunedì scorso, una scuola di al-Mansoura ad ovest di Raqqa, uccidendo 33 sfollati che li riparavano.

Il Pentagono non ha né smentito né confermato, dichiarando che vi sono accertamenti in corso. Non è la prima volta che l’aviazione americana è accusata di bombardare obiettivi civili. L’ultimo caso è della settimana scorsa alla moschea di Jeenah, nella provincia di Idlib a ovest di Aleppo, dove hanno visto la morte 40 civili. Se inizialmente l'azione veniva assegnata alla Russia, in quella occasione il Pentagono smentiva categoricamente ogni responsabilità.