Diversi contingenti di Marines americani, supportati da reparti di artiglieria, sono stati inviati in Siria per supportare le forze locali alleate. L'obiettivo è quello di dar vita a un assalto (forse definitivo) volto alla conquista della roccaforte Isis, Raqqa, considerata il quartier generale e capitale del sedicente Stato islamico. La sua eventuale conquista segnerebbe probabilmente le sorti dei jihadisti, già da tempo in forte difficoltà sul territorio. Vi è evidentemente una escalation di tensione nella guerra combattuta dagli statunitensi in Siria, visto il confermato aumento delle forze convenzionali in loco, che fino a questo momento si era cercato di evitare per non dar vita a un eccessivo coinvolgimento a stelle e strisce.

Il dispiegamento di queste forze è stato confermato, seppur in maniera anonima, dai media statunitensi. Segno che l'amministrazione Trump ha ampliato i poteri a disposizione del dipartimento della Difesa, limitati in passato da Obama.

I dettagli dell'operazione

Il responsabile di questa nuova campagna militare americana indirizzata alla conquista di Raqqa è il generale Stephen Townsend. In Siria erano già presenti dei contingenti militari convenzionali, seppur limitatamente, con la funzione di supporto alle Operazioni speciali condotte in questi anni. I Marines non andranno a sostituire le forze già stanziate sul territorio, ma le rinforzeranno. I reparti saranno dotati di artiglieria pesante, quasi a voler ripercorrere lo schema già utilizzato nell'offensiva a sud di Mosul, a Makhmour.

Anche quella operazione era finalizzata alla liberazione della città soggiogata dallo Stato Islamico. Lì i Marines si erano stanziati a sud della città per sostenere le truppe curde e irachene che stavano operando già da tempo per isolare gli uomini dell'Isis. Una strategia simile verrà impiegata a Raqqa. Le Forze democratiche siriane, alleati curdi degli Stati Uniti, hanno già cominciato a isolare la città.

L'Isis sembra avere le ore contate.

Che futuro per l'Isis?

L'Isis è chiaramente in ripiegamento. Se dovesse perdere anche Raqqa, cosa che appare alquanto probabile, le possibilità di sopravvivere sarebbero ridotte al minimo. Ma, in caso di sconfitta definitiva, che fine farebbe l'esercito del Califfo? Diverse sono le ipotesi in tal senso.

Alcuni di loro potrebbero cercare un'alleanza con al Qaida. Un'altra parte del movimento potrebbe tornare praticare la guerriglia in clandestinità, abbandonando lo status di forza combattente semi-convenzionale. Dei gruppi potrebbero raggiungere altri fronti (come Libia, Afghanistan, Yemen). Altri ancora, stanchi e delusi, potrebbero finalmente rinunciare in via definitiva alla lotta armata, accettando di collaborare con le autorità. Ma sono tutti scenari da verificare.