Alcuni, tra i fatti al centro dell'indagine, risalgono addirittura agli anni '70. Nell'occhio del ciclone c'è nuovamente il cardinale australiano George Pell, 76 anni, prefetto degli affari economici del Vaticano. Già lo scorso anno, nel mese di ottobre, la polizia dello Stato australiano di Victoria aveva aperto le indagini in meriti a presunti abusi su minori che Pell avrebbe commesso quando era un semplice sacerdote nella sua città natale di Ballarat, ma anche quando occupava ruoli di rilievo nella diocesi di Melbourne. L'indiscrezione diffusa dalla versione online del Sydney Morning Herald ha dunque trovato conferma nelle notifiche di reato che gli investigatori hanno consegnato ai rappresentanti legali del prelato che dovrà comparire dinanzi al Tribunale il prossimo 18 luglio.

I fatti contestati

Gli episodi nel mirino della polizia australiana, abbracciano un arco di tempo lungo 25 anni, dal 1976 al 2001. Negli anni '70 George Pell era sacerdote a Ballarat, città dello Stato di Victoria dove è nato. A quel periodo sono riferibili due accuse secondo le quali avrebbe palpato i genitali a diversi minori. Un terzo accusatore dice di averlo visto completamente nudo in mezzo ad alcuni ragazzi. Ulteriori abusi risalgono al periodo in cui era arcivescovo di Melbourne, tra il 1996 ed il 2001. Pell è stato anche accusato di aver 'insabbiato' presunti abusi sessuali su minori commessi da altri preti a Ballarat. Anche questi episodi risalirebbero agli anni '70.

Pell ha sempre respinto le accuse

George Pell ha sempre respinto ogni accusa e non si è mai sottratto agli interrogatori, rifiutando di avvalersi dell'immunità diplomatica vaticana. A febbraio dello scorso anno era comparso dinanzi alla Commissione reale sulle risposte istituzionali agli abusi sessuali sui minori, in collegamento video da Roma.

Ad ottobre aveva ricevuto in Vaticano la polizia australiana, assicurando la sua cooperazione fino alla chiusura delle indagini. Ora si recherà in Australia, pronto a difendersi nuovamente, dopo aver ricevuto dal medici l'approvazione per il lungo viaggio. "Tutte le accuse sono nelle mani della giustizia ed io non posso giudicare prima che la giustizia giudichi - aveva detto lo scorso anno Papa Francesco, in merito a questa spinosa vicenda - e pertanto dobbiamo aspettare la giustizia. Fare prima un giudizio mediatico non aiuta. Dopo che la giustizia parlerà, parlerò anch'io".