A Tripoli è avvenuto qualcosa che a un uomo occidentale suonerebbe strano, ma che di fatto è una prassi comune in altre aree geografiche del mondo. Si è tenuta un’asta di esseri umani, durante la quale un gruppo di persone d’origine sub sahariana è stato venduto al migliore offerente. A rendere nota la vicenda è l’agenzia televisiva americana, nelle cui mani sarebbe arrivato un filmato in cui era possibile ascoltare le voci degli schiavisti intenti a concludere l’affare. In seguito alle rivelazioni del video, la Cnn si è impegnata nell’invio di un gruppo di giornalisti d’inchiesta per verificare la veridicità del materiale.

Grazie a una telecamera nascosta, la troupe è riuscita a infiltrarsi in una residenza di Tripoli, assistendo alla compravendita di giovani schiavi. Ventenni nigeriani o senegalesi venivano venduti per cifre superiori ai 1000 denari libici, a seconda delle esigenze lavorative dei compratori. Sempre secondo la medesima agenzia, uomini in divisa militare avrebbero gestito le aste, spesso concluse in breve tempo.

Si tratta di un fenomeno molto comune, frutto dell’ingestibile situazione sociale e Politica dei paesi dell’Africa centro-occidentale. Il disagio economico dell’area, unito all’instabilità provocata dal terrorismo islamico e dai numerosi gruppi di guerriglieri anti-governativi, hanno spinto le popolazioni indigene a lasciare il proprio luogo d’origine per spingersi in Libia.

Essa rappresenta, di fatto, lo sbocco naturale e strategico per qualsiasi accesso all’Europa, considerata come terra delle opportunità. Si tratta, nella maggioranza dei casi, di gente in fuga da situazioni di conflitto o precarietà economica, la quale ha venduto gran parte dei propri beni pur di raggiungere zone geografiche più tranquille.

Di recente, l’Onu ha rimproverato all’Italia l’accordo per la riduzione dei flussi migratori, che avrebbe comportato la riduzione del numero di imbarcazioni necessarie all’emigrazione, creando un vero e proprio “traffico” marino nella gestione dei profughi. In situazioni come questa, i trafficanti concentrano un potere notevole nelle proprie mani, divenendo di fatto schiavisti, con il beneplacito delle mafie internazionali, interessate all’acquisto di uomini. I centri nevralgici dei flussi migratori non sono riducibili alla libia, bensì estendibili, per esempio al confine turco, cui sono giunti milioni di siriani in fuga dalla guerra civile.