La pubblicazione dei dati della semestrale di bilancio, avvenuta pochi giorni fa, con le conseguenti dimissioni del presidente del consiglio di amministrazione del Sole24Ore, Giorgio Squinzi (ex presidente anche di Confindustria), e la sfiducia del direttore Roberto Napoletano da parte del comitato di redazione del quotidiano sono solo l’ultimo atto, ma non certo quello definitivo, della paurosa crisi che sta affondando il Sole e che rischia di travolgere l’intero sistema di potere di via dell’Astronomia. Il Sole24Ore ha perso quasi il 95% del suo valore dal 2007, anno della quotazione in Borsa (da 750 milioni di euro ad appena 51), complici la piena consapevolezza o la colpevole incapacità dei vertici di Confindustria, compresi i presidenti Emma Marcegaglia, Luca di Montezemolo e lo stesso Squinzi.

È questa l’accusa mossa dal giornalista del Fatto Quotidiano Giorgio Meletti il quale avanza il sospetto che in molti fossero a conoscenza dei ‘gargarismi contabili’ compiuti per nascondere le voragini nei conti del giornale.

La quotazione in Borsa e il crollo

La recente storia economico-finanziaria del Sole24Ore si apre nel dicembre del 2007, mese della quotazione in borsa del prestigioso quotidiano di Confindustria. Valore 750 milioni di euro, inabissatosi negli ultimi giorni alla misera quota di 51 milioni, quasi il 95% in meno. Stesso discorso per il patrimonio netto, fissato a 347 in quel fatidico 2007, ma assottigliatosi fino agli odierni 28 milioni. A questi numeri da capogiro vanno aggiunti debiti netti per 30 milioni che fanno schizzare a circa 1,2 miliardi il totale dei denari scomparsi dalle casse di quello che una volta veniva considerato il gioiellino confindustriale.

Adesso che la procura di Milano ha cominciato a spulciare i bilanci del Sole24Ore, i nodi potrebbero venire al pettine. Si è già scoperto, ad esempio, che il Sole è l’unico quotidiano riuscito nel miracolo di dichiarare di aver aumentato le copie vendute (335 mila nel 2008 lievitate a 375 mila nel 2015) diminuendo al contempo i ricavi (scesi da 207 a 144 milioni).

Il sospetto dei magistrati è che questi numeri siano stati drogati.

Uno scandalo più grande di Mps e Banca Etruria

A fortificare i dubbi della procura meneghina c’è un esposto presentato l’11 maggio del 2010 da quattro giornalisti del Sole24Ore (Nicola Borzi, Alessandro Galimberti, Giovanni Negri e Donatella Stasio) in cui vengono denunciate diverse operazioni sospette.

La più clamorosa è quella dell’acquisto della società editoriale Gpp nel 2006, allo scopo di aumentare il valore del sole24Ore alla vigilia del suo ingresso a Piazza Affari. 40 milioni è il modico prezzo di acquisto di un asset che si rivelerà decotto. La stessa cifra, ma in perdita, che nel 2009 costringerà i vertici del Gruppo a far ‘sparire’ la Gpp nel calderone delle pieghe contabili.

Risultato: la voragine del 95% di cui sopra. Accusati di aver quantomeno messo la testa nella sabbia dopo aver letto l’esposto sono il presidente della Consob di allora, Roberto Cardia, e i consiglieri di amministrazione del Sole24Ore Giancarlo Cerutti, Luigi Abete, Francesco Caio, Pietro Gnudi, Antonello Montante e Giampaolo Galli.

Tutti nomi di peso che hanno fatto carriera e che vanno ad aggiungersi a quelli dei già citati ex presidenti di Confindustria. “Altro che Mps e Banca Etruria –accusa Meletti- qualunque pietra di paragone scegliate, anche la più purulenta, state sicuri che con il giornale di Confindustria sono riusciti a fare peggio”.