Dopo la ventilata (e neanche troppo) minaccia di Trump di imporre dazi del 100% su alcune merci europee (in Italia a essere colpita potrebbe essere la Piaggio), i rischi di una guerra commerciale mondiale sono sempre più forti. Le parole di Trump potrebbero però tramutarsi in provvedimenti effettivi contro le merci europee già di qui a poche settimane, se non giorni. Tutto ciò dopo che Trump stesso aveva messo in discussione verbalmente il Nafta e infranto il Tpp (Partenariato Trans-Pacifico), il trattato di libero scambio che avrebbe abbattuto le barriere commerciali tra America e paesi trans-pacifici.

Si ricordi anche l’abbandono da parte di Trump del TTIP, l’area di libero scambio tra Europa e USA, anche se l’accordo era parso naufragare già sotto la presidenza Obama. Lo stesso Obama aveva imposto sanzioni contro la Russia che hanno danneggiato l’esportazione di prodotti europei (italiani soprattutto) e peraltro aveva già posto alcuni dazi sulle merci europee (la lista di prodotti europei soggetti a imposte fu stilata già al 1999). Il Tpp potrebbe essere anche riscritto da Pechino senza gli USA se i restanti paesi contraenti raggiungono un accordo.

Scontro USA-Cina

Intanto Trump, dopo aver rivolto tale minaccia all’Europa, non cessa di muovere accuse anche alla Cina, grande beneficiaria della globalizzazione, accusandola di aver sottratto posti di lavoro americani in virtù del proprio enorme deficit commerciale nei confronti del mondo (gran parte delle esportazioni cinesi si rivolgono proprio al mercato americano).

Tale deficit era stato “controbilanciato” dall’acquisto di titoli di debito pubblico americano da parte della Cina, di cui pare sia ancora più largo possessore proprio il tesoro cinese, di poco distanziato dal Giappone come massimo investitore.

Ciò nonostante, l’insoddisfazione americana nei confronti di quella che viene percepita come l’ “aggressiva” politica commerciale di Pechino, sta portando a sempre più forti minacce reciproche, fino alla sfida lanciata di abbandonare l’Organizzazione mondiale del commercio e riscrivere regole “proprie” tramite accordi bilaterali e non più multilaterali, tra più paesi.

Trump ha anche fatto sapere di non partecipare al meeting della prossima settimana con il presidente cinese.

Le iniziative cinesi

A fronte di ciò, la Cina attraverso varie istituzioni si propone come “nuovo alfiere” della globalizzazione, sostituendosi agli USA. Da un lato con l’Aiib, la banca asiatica per gli investimenti nelle infrastrutture, che ambisce a sostituire la World Bank, dall’altro con la One Belt One road initiative (OBOR), ovvero il grande progetto infrastrutturale che ambisce a collegare il continente euroasiatico, dalla Cina all’Europa.

L’annuncio, il presidente cinese Xi l’aveva dato al Forum economico di Davos, affermando con evocative metafore che “perseguire il protezionismo è come chiudersi dentro una stanza buia. Vento e pioggia possono pure restare fuori, ma resteranno fuori anche la luce e l'aria”.