Dopo le dichiarazioni di Trump sulla minaccia di operare scelte unilaterali per fermare il programma atomico nordcoreano e il lancio di un attacco missilistico su una base aerea siriana, interpretato da Pechino come un segnale al proprio alleato, la Cina ha schierato 150.000 soldati sul confine per prevenire un attacco statunitense e anche per prevenire una possibile crisi derivante dall'arrivo di rifugiati.
Movimenti di truppe
L'Esercito di Liberazione Popolare è stato allertato in seguito alle dichiarazioni di Trump e Tillerson sulla minaccia di adottare provvedimenti drastici sulla Nord Corea e in particolare in seguito all'attacco missilistico condotto sulla base siriana di Shayrat, ordinato personalmente da Trump.
La notizia è stata data dall'agenzia di stampa sudcoreana Chosun.
L'attacco, lanciato durante un incontro ufficiale tra il presidente statunitense e l'omologo cinese Xi Jinping in Florida, è stato interpretato giustamente dalla Cina come un avvertimento verso Pechino e verso Pyongyang. Quest'ultima si ostina a proseguire i test missilistici e l'implementazione dell'arsenale nucleare, fatto che viene visto dagli USA come una minaccia alla propria egemonia nell'area. Segnale della tensione crescente è stato anche l'invio di un emissario speciale per gli affari della penisola coreana da parte della Cina a Seul per discutere della questione atomica nordcoreana con le controparti sudcoreane e rassicurare in qualche modo la Corea del Sud.
Gli Stati Uniti hanno inoltre inviato un gruppo navale da Singapore verso il nord della penisola coreana, a fini provocatori e al contempo dissuasivi, per prevenire nuovi eventuali test missilistici nordcoreani.
Pare inoltre che gli stessi Stati Uniti abbiamo deciso una mobilitazione speciale di truppe di recente, inviando in queste ore a 150.000 riservisti delle lettere con un preavviso di mobilitazione.
La decisione di mobilitazione cinese potrebbe essere avvenuta come risposta anche al medesimo gesto operato dagli statunitensi.Tutte queste tensioni e manovre si aggiungono a quelle già in atto nel Mar cinese meridionale, dove si svolgono esercitazioni militari congiunte tra Seul e Washington.
Quale sarà la risposta americana?
Di fronte alle manovre degli USA e ai diversi avvertimenti lanciati contro il regime nordcoreano c'è da chiedersi quale potrebbe essere la strategia d'azione americana. Tra le opzioni vi sarebbe anche un attacco preventivo (preventive strike) ai danni del regime di Pyongyang. Tra le varie alternative di attacco gli USA potrebbero:
- lanciare un singolo colpo che interrompa il lancio di un missile nordcoreano, anche se tale strategia appare difficilmente attuabile in presenza di lanciatori mobili, nascosti in tutto il paese: colpire ogni lanciatore prima che esso sia utilizzato potrebbe essere difficile;
- avviare un insieme di attacchi per devastare l'arsenale nucleare nordcoreano, anche usando attacchi informatici, con il rischio però di rappresaglia (i coreani hanno già dimostrato di essere abili nell'uso di hacker);
- una guerra generalizzata finalizzata a distruggere il governo della Corea del Nord a titolo definitivo, come già fatto in Iraq nel 2003, con conseguenze imprevedibili sulle possibilità di risposta della Nord Corea.
Tutte e tre le opzioni sono naturalmente ad alto rischio e comportano una esposizione al rischio di rappresaglia nucleare coreana molto alto.
Qualsiasi attacco o anche minaccia di offensiva da parte americana incontrerebbe una risposta foriera di far esplodere un conflitto anche di tipo nucleare. La Corea del Nord potrebbe percepire anche un attacco limitato come l'inizio di una guerra e operare una risposta massiccia tramite il suo arsenale.
Gli americani si chiedono quanto una risposta militare possa valere la pena se espone al rischio di distruzione alleati vicini come il Giappone e la Corea del Sud. Il rischio per tutte le parti in causa sarebbe in ogni caso eccessivo.