Di concerto con le competenti autorità europee, in materia di risoluzione degli istituti bancari, si procederà alla Liquidazione coatta amministrativa di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza.

Questa operazione, al fine anche di preservare la continuità operativa dei due istituti di credito, verrà realizzata con la "collaborazione" di Intesa Sanpaolo che, mentre i crediti deteriorati (categorie NPL, Unlikely to Pay e Past Due) saranno trasferiti ad una Bad Bank, potrà acquisire la parte buona dei due istituti al valore simbolico di 1 euro. È quest'ultimo punto uno dei più controversi dell'operazione, in considerazione degli ingenti oneri a carico dei contribuenti.

È di particolare rilievo comprendere se le condizioni di cui beneficerà Intesa Sanpaolo possono considerarsi troppo generose.

L'unica strada percorribile

La posizione ufficiale del governo sull'iter che ha condotto a questa soluzione si basa sostanzialmente sull'assenza di alternative utilmente percorribili. Presupposto fondamentale, per ottenere l'autorizzazione a una ricapitalizzazione precauzionale (la procedura che verrà attuata per Monte dei Pasch di Siena), era quello di reperire circa 1,25 miliardi di capitali privati che nessun soggetto ha voluto mettere a disposizione. Scartata quest'eventualità, sono state raccolte manifestazioni di interessi all'operazione da 5 istituti di credito e un intermediario assicurativo per la gestione della good bank.

Secondo quanto riportato dal Corriere, l'offerta di Intesa era l'unica che avrebbe evitato lo "spezzatino" degli istituti e gestito l'operazione in modo unitario. Non potendo procedere altrimenti, nel racconto proposto dal governo, la soluzione scelta dovrebbe quindi essere la soluzione che meglio tutela gli interessi e la stabilità del sistema a livello locale e nazionale.

Qualche dubbio legittimo

L'elemento di maggiore perplessità, tuttavia, rimane il prezzo pagato da Intesa Sanpaolo per la Good Bank. Tipicamente, il prezzo simbolico di un euro si applica quando l'istituto acquisito presenta un valore d'impresa teorico minore di zero e di conseguenza si rende necessario l'impiego immediato di nuovo capitale al fine di poter riportare in positivo l'azienda in futuro.

È quello che è successo nel caso di Santander e Banco Popular, dove l'istituto acquirente ha dovuto varare un aumento di capitale di 7 miliardi, ma anche di UBI Banca, che ha dovuto varare un aumento da 400 milioni in seguito all'acquisto di tre delle banche poste in risoluzione dal governo.

Dal momento che Intesa Sanpaolo acquisirà solamente la parte buona delle popolari venete e, in più, riceverà dei contributi da parte del governo (3,5 miliardi per compensare l'impatto sul patrimonio e 1,285 miliardi e per le spese di ristrutturazione) oltre alla garanzia di poter restituire i crediti ad alto rischio appare inadeguato che il prezzo di trasferimento sia limitato al valore simbolico di 1 euro.