Nei giorni immediatamente successivi all'avvio della liquidazione di Vento Banca e Banca Popolare di Vicenza, arriva l'annuncio delle modalità con le quali anche la partita di MPS dovrebbe finalmente trovare una sistemazione. La ricapitalizzazione precauzionale, sulla quale esiste già un accordo di massima con BCE e DG Comp, si era arenata sulla dismissione dei crediti non performing (NPL) per il mancato raggiungimento di un accordo tra il Fondo Atlante e le controparti private Elliott Management Capital e Fortress Investment Group. A sbloccare la situazione è intervenuta l'inattesa liberazione di circa 450 milioni che il Fondo Atlante avrebbe dovuto destinare all'acquisto dei crediti deteriorati delle popolari venete a questo punto non più necessario.

La cartolarizzazione dei NPL

Secondo quanto riferito da Reuters, i crediti non performing saranno trasferiti alla società veicolo ad un valore pari al 21% circa del saldo lordo di bilancio. Questo comporta un controvalore pari a circa 5,5 miliardi. Il finanziamento del veicolo avverrà per circa 3 miliardi, con note senior garantite dallo Stato e dunque agevolmente collocabili sul mercato, per circa 1,8 miliardi con note mezzanine e junior (postergate nel rimborso rispetto alle senior) sottoscritte dal Fondo Atlante, mentre circa 500 milioni dovrebbero rimanere in capo alla banca cedente.

Per quanto la struttura principale dell'operazione sia stata delineata, rimangono alcuni aggiustamenti di dettaglio da definire se si considera che allo stato la dotazione del Fondo Atlante (inclusi i 450 non utilizzati per le popolari venete) dovrebbe ammontare a circa 1,65 miliardi a fronte di un impegno previsto nella cartolarizzazione di circa 1,8.

Il conto finale della ricapitalizzazione

Stando alle ultime indicazioni circolate, la ricapitalizzazione di mps dovrebbe valere complessivamente circa 8,3 miliardi, di cui circa 6 a carico dello Stato (incluso riacquisto di titoli non coerenti con il profilo di rischio dei risparmiatori ai quali erano stati venduti) e il residuo ottenuto per conversione di obbligazioni subordinate.

A questo fine verrà utilizzato il fondo, con una dotazione di circa 20 miliardi, appositamente creato nel dicembre 2016 per intervenire a sostegno del sistema bancario sia in termini di liquidità che di supporto agli istituti in situazione di dissesto.