La Bce sta per cambiare la sua politica monetaria? Lo scenario internazionale come influenza le scelte dalla Banca Centrale Europea?

La situazione economica europea è buona, il Prodotto interno lordo cresce quasi ovunque, e la disoccupazione si sta riducendo, anche nei Paesi periferici. Con queste premesse sarebbe giusto ridefinire le scelte che la BCE ha fatto negli scorsi anni. Mario Draghi ha fronteggiato una tempesta, e con una politica monetaria molto espansiva ha comprato tempo e stabilizzato i Paesi periferici. Uno dei target della Banca è portare l'inflazione intorno al 2%.

Oggi viaggia intorno all'1% e per questo Draghi ha perseverato. Il risultato però non è cambiato e va contro la dottrina: perchè l'inflazione non aumenta?

Una possibile risposta viene dagli USA, dove la presenza di Donald Trump sta mettendo in difficoltà anche Wall Street. I dati della congiunura economica dimostrano che la disoccupazione si sta riducendo, il mercato azionario è in forte ripresa e la congiunura è favorevole. Allora perchè il dollaro è debole? Alcuni analisti sostengono che questa situazione sia causata dalla debolezza politica di Trump e dalla scarsa fiducia che gli investitori nutrono nei suoi confronti. Le promesse della campagna elettorale sono ancora sulla carta. Aveva detto che avrebbe abolito l'Obamacare e ha perso, con quei risparmi avrebbe realizzato dei tagli alle tasse, che ancora non si vedono, così come del fantomatico piano infrastrutturale si sono perse le tracce.

Ora abbiamo anche una crisi interna, Charlottesville, che stressa ulteriormente il sistema politico.

La Fed è quindi in difficoltà, e mette di conseguenza anche la Bce in una condizione di incertezza.

Se il dollaro continua ad indebolirsi, ha senso smettere con la politica espansiva?

Questa è probabilmente la domanda che aleggia nella testa di Mario Draghi.

Se ci fosse un'uscita dal piano di acquisti del debito pubblico degli Stati, i tassi di interesse aumenterebbero, le banche farebbero meno credito alle imprese e il cambio si rafforzerebbe ancora di più, danneggiando le esportazioni. Quest'ipotesi di studio è considerata realistica anche dalla Germania, e infatti il ministro dell'economia Wolfgang Schäuble ha difeso la Banca centrale europea da alcune critiche recenti sulla legittimità dell'acquisto di titoli di stato dei Paesi in difficoltà. Attenderemo con ansia il summit di Washington della prossima settimana dove i banchieri centrali avranno una riunione informale per cercare di capire cosa succederà.