Il tema delle Pensioni resta uno di punti più discussi negli ultimi mesi, soprattutto perché da un lato la platea d'interessati alle possibili misure è davvero molto elevata, mentre dall'altro toccare in modo erroneo i conti dell'Inps significherebbe affossare il bilancio pubblico in un momento di grave recessione. Ecco allora che il Governo Renzi ha proceduto finora con i piedi di piombo, talvolta con aperture e repentini dietrofront, oppure con l'inserimento di provvedimenti sanatori ad hoc per alcune parti sociali (si pensi ai Quota 96 della scuola) e la successiva cancellazione.

Insomma, la prudenza fin qui utilizzata in molti casi ha esasperato gli animi dei lavoratori disagiati, creando una situazione di nervosismo latente che purtroppo tarda a risolversi.

Gli scenari allo studio con la legge di stabilità 2015 e il patto inter-generazionale

È chiaro che nelle valutazioni dell'esecutivo, alle problematiche di tipo economico appena elencate si aggiungono anche quelle relative al costo politico delle eventuali misure da mettere in campo. Perché se è vero che l'impianto della Riforma Fornero 2011 non può essere toccato, è altrettanto vero che nuovo debito non si può fare; non resta quindi che tagliare risorse a qualcuno, possibilmente laddove tali risorse risultino impiegate in modo poco competitivo.

Oltre a ciò, il mancato pensionamento di molti lavoratori sta di fatto bloccando il ricambio generazionale, creando situazioni di stallo che non solo mettono a disagio i lavoratori, ma che alla lunga danneggiano anche l'economia. Si pensi al caso emblematico dei lavoratori precari della scuola, che non possono usufruire di contratti a tempo indeterminato a causa del blocco del turn over determinato anche dalle migliaia di insegnanti e lavoratori ATA Quota 96 bloccati sul luogo di lavoro.

Per non parlare dei lavoratori precoci o di chi ha svolto attività usuranti, o degli esodati considerati troppo giovani per andare in pensione e troppo vecchi per poter essere reimpiegati.

Il Piano A e il Piano B allo studio dal Governo Renzi

Dalle informazioni emerse nel dibattito pubblico fino ad ora, le due strade più probabili sembrano essere le seguenti:

  1. piano A: pensionamento anticipato flessibile
  2. piano B: prestito pensionistico

Nel primo caso lo scenario prevede di rendere accessibili le porte del pensionamento anche a coloro che hanno raggiunto i 62 anni di età, seppure con almeno 35 anni di contribuzione.

Nel secondo caso si parla di un prestito da parte dell'Inps, utile a colmare il gap previdenziale rispetto ai requisiti odierni e da restituire con rate prelevate dalle singole mensilità. In entrambi i casi potrebbe essere previsto un costo per la collettività, al momento individuabili in alcune riduzioni delle detrazioni irpef per i privati e delle agevolazioni fiscali per le imprese. Infine, il patto di stabilità 2015 potrebbe essere il banco di prova per la scelta di uno di questi due provvedimenti, oppure per il dosaggio di entrambi.