È una partita molto delicata quella che si sta giocando sul capitolo delle Pensioni. Gli italiani sanno ormai molto bene che la previdenza è al centro del ciclone per essere uno dei capitoli di maggior peso all'interno dei conti pubblici, ma il lato più preoccupante è forse rappresentato dalla continua chiusura in rosso del bilancio Inps, che nel 2013 ha generato una minusvalenza di 12,8 miliardi di euro (che si somma a quella di 9 miliardi del 2012). Purtroppo questo stato delle cose si realizza in un momento molto difficile per il Bel Paese e nonostante i grandi sacrifici già chiesti agli italiani tre anni fa, quando il Ministro Fornero e il Governo Monti hanno licenziato l'ormai tristemente nota legge n.

214/2011, recante disposizioni urgenti  per "l'equità e il consolidamento dei conti pubblici". In altre parole, lacrime e sangue sulle spalle dei lavoratori, con la creazioni di diffuse situazioni di disagio tra coloro che erano prossimi al pensionamento, a causa del restringimento dei requisiti contributivi e d'età.

La doppia sfida di Governo Renzi e Parlamento: rimettere in sesto l'inps e dare flessibilità ai lavoratori

Stante la situazione, quella che dovranno affrontare nei prossimi tempi il Governo Renzi e il Parlamento della Repubblica è una doppia sfida. Da un lato la sostenibilità dell'Inps nel lungo periodo richiede ulteriori aggiustamenti, ed in questo senso prima si realizzano e minori saranno le richieste di sacrifici alla popolazione.

Dall'altro gli interventi precedenti sono stati fatti in modo lineare e drastico, tanto da aver creato situazioni paradossali che non potranno continuare ad essere ignorate per lungo tempo. Stiamo parlando ad esempio dei lavoratori esodati, rimasti senza lavoro e senza pensione (attualmente coperti dalla sesta salvaguardia "a tempo".

Ma non se la passano meglio i precoci, che hanno iniziato in giovane età e che non possono andare in pensione a causa dell'innalzamento dei vincoli anagrafici. Discorso similare può essere fatto per chi ha svolto lavori usuranti o per coloro che hanno perso il lavoro in età avanzata e non riescono a ricollocarsi; per non parlare dei Quota 96 della scuola, docenti e lavoratori ATA che il diritto al pensionamento lo avrebbero già maturato.

Per tutta questa platea la speranza era di far rientrare il "progetto Damiano" all'interno della legge di stabilità 2015; ma con l'Inps che è arrivata ormai a pagare 21 milioni di pensioni con appena 21,8 milioni di contribuenti, risulta evidente che di ulteriori soldi per flessibilizzare il sistema non ce ne sono. Anzi, la previsione per il bilancio 2014 parla di una nuova perdita per altri 12 miliardi di euro, portando il buco complessivo generato in appena tre anni a circa 37 miliardi di euro.

Il Neo Commissario Inps Tiziano Treu: possibile nei prossimi mesi intervento a costo zero con le mini pensioni

Nonostante le premesse preoccupanti, a novembre potrebbe comunque arrivare una nuova forma di salvaguardia per i lavoratori disagiati a costo zero per l'Inps.

Il neo Commissario Inps Tiziano Treu ha recentemente ipotizzato: "una mini-pensione, che potrebbe essere richiesta dai lavoratori cui manchino 3 anni al raggiungimento dei requisiti di pensionamento e che poi verrebbe restituita in piccolissime rate sull'importo della pensione". E voi cosa pensate al riguardo? Fateci sapere la vostra opinione con un commento all'articolo; se invece desiderate restare aggiornati potete cliccare sul pulsante "segui" presente in alto.