Prosegue il momento di grande fermento del dibattito previdenziale. Il deposito alla Camera del cosiddetto ddl Damiano ha fatto saltare il banco mettendo la parola fine riguardo alle varie ipotesi di riforma suggerite dallo stesso presidente della Commissione Lavoro: Damiano punta sulla Quota 100 - misura che in ottica pensioni lavoratori precoci e lavori usuranti potrebbe rivelarvi vitale - ma è costretto a scendere a patti col governo Renzi limitando la portata della manovra e dicendo addio ad una soluzione da sempre ritenuta parallela. Il disegno riformatore dell'ex ministro non prevede infatti la Quota 41, ovvero l'uscita dall'impiego fissata per tutte le categorie lavorative una volta raggiunti i 41 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica di riferimento: fonti vicine a Palazzo Chigi sostengono che la misura sia saltata per mancanza di adeguate coperture economiche, con la stessa Quota 100 ad esser stata subordinata al raggiungimento dei 62 anni di età.

Sempre Damiano, protagonista assoluto del dibattito, ha ribadito la necessità di non tagliare ulteriormente gli assegni previdenziali: il membro PD sarebbe disponibile ad appoggiare l'ipotesi di un ricalcolo ma non vuole ulteriori decurtazioni sugli importi d'uscita dall'impiego.

Pensioni lavoratori precoci e lavori usuranti: addio a Quota 41, Damiano non vuole tagli e rigetta l'ipotesi Boeri

Parlando di pensioni lavoratori precoci e lavori usuranti rileva senz'altro il ddl Damiano, il provvedimento depositato alla Camera alcuni giorni fa che prevede la configurazione di Quota 100 (intesa come somma tra età anagrafica e età contributiva) come soglia di uscita dall'impiego. Il provvedimento prevede che la possibilità di fruire della Quota 100 venga comunque subordinata al raggiungimento dei 62 anni di età, previsione questa evidentemente peggiorativa specie in ottica Pensioni lavoratori precoci. Gli appartenenti a questa categoria lavorativa hanno avviato il proprio percorso professionale a 16, 17 o 18 anni, ecco che prevedere un requisito anagrafico minimo non fa che peggiorarne la situazione in vista delle nuove norme sull'uscita dall'impiego. Anche la Quota 41, fortemente voluta dallo stesso Damiano, pare esser stata gettata nel dimenticatoio per mancanza di adeguate coperture economiche, una mossa questa che ha 'tagliato le gambe' agli stessi lavoratori precoci, che con il solo tetto contributivo avrebbero potuto abbandonare l'impiego secondo norme maggiormente eque rispetto alla situazione di quanti hanno avviato più tardi il proprio percorso professionale.



Restando sempre a pensioni lavoratori precoci e lavori usuranti c'è poi da ribadire l'ipotesi Boeri, con il presidente INPS a spingere per l'introduzione di un contributo di equità, un taglio degli assegni che agisca sugli importi dai 2mila euro in su. Boeri si è in particolare scagliato contro il metodo di calcolo retributivo che ha creato troppi scompensi nel sistema previdenziale dando il là all'erogazione di assegni non commisurati all'importo dei contributi versati. Nel commentare l'ipotesi Boeri Damiano si è detto assolutamente contrario anche e soprattutto perché nel corso degli ultimi anni le pensioni hanno perso grandissima parte del proprio potere di acquisto. Continuare a limitarne l'importo non gioverebbe dunque al sistema con l'aggravante di un impatto sociale dalle proporzioni imbarazzanti.