In settimana è stato pubblicato il decreto attuativo del part time pensione, ennesimo intervento riparatore del Governo per quanto riguarda il sistema previdenziale ed i pesanti inasprimenti della Legge Fornero. Lo strumento chiude il cerchio per quanto riguarda le deroghe concesse ai lavoratori per evitare di aspettare i limiti stabiliti dal Governo Monti in termini di requisiti di accesso alla quiescenza. Ma quali sono tutti gli strumenti oggi attivi e soprattutto da quali categorie di lavoratori possono essere sfruttate?

Strumenti utili a lavoratori ed aziende

Senza scendere in tecnicismi particolari, il part time pensione altro non è una specie di prepensionamento parziale del lavoratore che si trova a 3 anni dalla pensione. Infatti questo lavoratore può scegliere, di comune accordo con l’azienda, di ridurre il proprio orario di lavoro anche del 60%, rinunciando ad una piccola parte di stipendio e senza rimetterci nulla in termini di assegno pensionistico. L’utilità di questa novità, sempre che funzioni, è triplice. In primo luogo, permette al lavoratore che ormai è stanco per i troppi anni di lavoro di avvicinarsi alla pensione lavorando meno. Inoltre consente all’azienda di non perdere del tutto, un dipendente la cui esperienza risulti essere ancora fondamentale per la tipologia di attività svolta.

Infine, lascia aperta, per le ore di lavoro non più coperte dal vecchio lavoratore, la possibilità di nuovi posti di lavoro anche se part time, cosa sempre buona in un periodo in cui la disoccupazione è molto alta. Alle aziende, questo strumento sicuramente converrà di più dell’Isopensione o esodo Fornero, che permetteva loro di collocare in riposo i dipendenti arrivati a 4 anni dalla pensione, però accollandosi tutto il peso di questa operazione previdenziale.

Altro strumento funzionante è l’assegno di sostegno al reddito che accompagnano alla pensione soggetti a 5 anni dalla quiescenza che lavorano in settori non coperti da integrazione salariale. Anche questo è interamente a carico dell’azienda che deve sostenere tutti i costi dell’operazione e quindi, come succede anche per l’Isopensione, viene utilizzata da aziende di grossa dimensione che vogliono ridurre o ringiovanire l’organico.

Solo lavoratori del settore privato, niente di nuovo per gli statali

Una delle prerogative del Governo, qualsiasi sia lo strumento creato è consentire di anticipare la pensione ai lavoratori con operazioni a carico delle aziende e dei lavoratori stessi. L’esodo Fornero infatti è pagato interamente dall’Azienda mentre l’assegno straordinario di sostegno al reddito è a spese del Fondo di solidarietà. Con il part time, invece, si è operato in una certa controtendenza perché sarà l’Inps a coprire con contributi figurativi i mancati versamenti di contributi da parte dell’azienda, perché è previsto che il corrispettivo a questi sarà erogato in busta paga al lavoratore per pesare in termini di riduzione di stipendio.

L’ultimo provvedimento che invece non prevede versamenti contributivi e la cosiddetta staffetta generazionale che permette al lavoratore di ridurre del 50% l’orario di lavoro ricevendo la pensione di importo pari a quanto perduto di stipendio passando dal tempo pieno a quello ridotto. In questo caso però è necessario che l’azienda dove lavora il dipendente abbia sottoscritto contratti di solidarietà espansiva, con l’intento di espandere la forza lavoro del proprio organico. Tutti questi strumenti, compreso il neonato part time pensionistico, si applicano solo alle aziende del settore privato, per giunta, quasi tutte a quelle più grandi e con molti dipendenti. Nessun intervento a deroga degli inasprimenti della Fornero è stato previsto per i lavoratori del pubblico impiego. Ecco perché urge intervenire con una riforma che sia quanto più equa possibile, perché queste anticipazioni di assegni, sono poco utilizzabili ed hanno poco appeal.