Pochi giorni fa l’uscita del premier Matteo Renzi sull’anticipo pensionistico (APE) ha ribaltato tutta la discussione politica e non, sul tema della riforma del sistema previdenziale. Nonostante lo scetticismo che accompagna la novità e le prese di posizione di Damiano, Boeri ed altri autorevoli soggetti, sembra che questa sia l’unica via papabile per la tanto attesa riforma. Uscita a partire dai 63 anni, con pensione erogata dalle banche ed in prestito e penalizzazioni abbastanza pesanti per quanto concerne i futuri assegni, preoccupano e non poco gli italiani.

L’attuale sistema, quello previsto dall’ultima riforma di Elsa Fornero, permette a diversi soggetti di anticipare la pensione oggi ed al contrario di ciò che si crede, a qualcuno potrebbe convenire “fuggire” ora prima che sulla previdenza italiana impatti l’APE.

Pensione in anticipo oggi

Le regole di oggi dicono che per poter lasciare il lavoro al raggiungimento del numero di contributi necessario sono necessari 42 anni e 10 mesi di versamenti, cioè 2227 contributi settimanali. Fino al 2018 questa resterà la soglia di contribuzione necessaria, con la variante che uscire nel 2016 e 2017 non prevede penalizzazioni di assegno, mentre per chi esce nel 2018, bisognerà fare i conti con questa eventualità.

Dal 2019, se non si interverrà con una riforma radicale o se si lascerà l’istituto della pensione anticipata così come è oggi, saranno necessari 43 anni e 3 mesi per arrivare, in proiezione a 46 anni e 3 mesi nel 2049. Per le donne, tutte le soglie di cui parliamo sono ridotte esattamente di un anno. Una scorciatoia è prevista anche per coloro che raggiungono 63 anni e 7 mesi di età ed hanno 20 di contributi, a condizione però che la pensione che verrà percepita sia di importo pari o superiore a 1.255 euro al mese, cioè 2,8 volte l’assegno sociale.

Casi particolari

Ci sono poi situazioni anomale che sono state sanate o sistemate in via straordinaria con interventi tampone da parte dei Governi che si sono succeduti. Uno di questi è opzione donna, l’istituto che permette alle donne di andare in pensione a 57 anni e 3 mesi di età con 35 anni di versamenti contributivi. La Legge di Stabilità di quest’anno ha previsto l’uscita per quelle donne che maturavano i requisiti prima descritti entro il 31 dicembre 2015, stanziando però oltre 2 miliardi di euro fino al 2018 e stabilendo il monitoraggio del provvedimento che a settembre potrebbe portare in dote risparmi sulle cifre stanziate permettendo l’estensione del provvedimento anche alle lavoratrici che maturano i requisiti entro il 2018.

Uscita anticipata per coloro che nel 2011 erano alle prese con congedi per cure a familiari disabili e che rientrano tra gli esodati, coloro che si trovano senza lavoro e senza pensione perché lasciarono i loro posti di impiego perché ormai prossimi alla pensione con le regole antecedenti la Fornero, salvo poi trovarsi senza tutela a riforma applicata. Proprio una deroga prevista dalla Fornero inoltre, consente a coloro che al 31 dicembre 2012 avevano perfezionato la quota 96, cioè 60 anni di età e 36 di versamenti o 61 e 35, di lasciare il lavoro se compiono 64 anni e 3 mesi quest’anno. Ancora più agevolate le lavoratrici alle quali bastano 20 anni di contributi chiusi al 31 dicembre 2012 uniti ai 60 anni di età per rientrare in questa deroga.

L’unico vincolo è la costanza di lavoro al 28 dicembre 2011, cioè questi soggetti a quella data non dovevano essere senza lavoro per un qualsiasi motivo. Esistono poi gli istituti di versamenti volontari per raggiungere le soglie che consentono di uscire oggi, il riscatto di periodi di assenza di contributi come per la laurea o quando il datore di lavoro non ha versato i contributi obbligatori.