La pensione anticipata tramite APE sociale resterà accessibile ai lavoratori nati nel 1954 e 1955 anche qualora vi siano future applicazioni del parametro per l'aspettativa di vita. La questione riguarda diversi lettori della nostra rubrica "Parola ai Comitati" e della pagina Facebook "Riforma Pensioni e lavoro", ma sia il legislatore che l'Inps hanno diramato i dubbi in tal senso. Eventuali adeguamenti non colpiranno i lavoratori qualora facessero slittare in avanti l'età di accesso alla pensione di vecchiaia. Il problema sorge dal fatto che gli eventuali richiedenti devono trovarsi al massimo a 3 anni e 7 mesi dalla data ordinaria di quiescenza, mentre un eventuale innalzamento del parametro per via dell'AdV avrebbe potuto significare l'esclusione di coloro che si trovano al limite temporale della sperimentazione.
Quest'ultimo è infatti previsto per dicembre 2018, mentre ad oggi non è dato sapere se ci sarà un'eventuale proroga dello strumento di flessibilità. Fortunatamente, la circolare n. 100 del 2017 ha chiarito definitivamente quanto già anticipato dal Governo, in merito alla questione.
Pensioni anticipate 2017-2018: l'APE sociale potrà eccedere i 43 mesi di durata
Stante la situazione appena descritta, resta quindi chiarito che nel caso ipotetico in cui dovesse essere applicato un incremento dell'età anagrafica per l'accesso alle pensione sociale, il lavoratore potrà eccedere il limite dei 43 mesi di durata attualmente previsti per la maturazione del requisito. Questo presupposto allontana il rischio soprattutto per coloro che desiderano utilizzare l'APE sociale pur essendo nati nel 1954-55.
La questione rappresentava una preoccupazione per molti potenziali aderenti, visto che in precedenza non era chiaro se il parametro dell'aspettativa di vita avrebbe costituito una potenziale barriera per le nuove opzioni di uscita. Il tema resta per altro di grande attualità, anche perché il Governo sarà chiamato a rispondere al prossimo autunno circa un nuovo possibile adeguamento (con efficacia prevista a partire da gennaio 2019), così come specificato dallo stesso Ministro del Lavoro Giuliano Poletti durante un recente question time alla Camera.
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