Ogni giorno, i dati dimostrano come l’ape sociale stia riscuotendo un grande successo tra i lavoratori. Era da aspettarselo questo appeal della misura, visti i connotati espressamente assistenziali della misura che come si sa, è indirizzata ad un pubblico di soggetti bisognosi di tutela perché disagiati per vari motivi. Le previsioni sembrano confermate, con l’Ape Social che sarebbe stata, insieme a quota 41 (altra misura destinata a disagiati), una specie di nuovo ammortizzatore sociale, che con la flessibilità in uscita e l’Ape volontario centrano poco.

I dubbi sulla riuscita dell’Ape volontaria, con il prestito e la forte penalizzazione a cui sono chiamati i fruitori, restano in campo e probabilmente sortiranno l’effetto opposto al boom di domande dell’Ape social, cioè un ennesimo flop. Per la versione assistenziale di Ape, l’avvio delle domande ha messo in luce un altro aspetto che rende la misura appetibile, il lato della convenienza.

Fattori negativi

L'Ape social dal punto di vista tecnico, appare diversa rispetto ad una normale prestazione pensionistica per tutto quanto dicevamo prima. La misura è costituita da un reddito ponte percepibile a partire dai 63 anni di età e fino al raggiungimento dei 66 anni e 7 mesi che è la soglia attuale per la pensione di vecchiaia.

Questo limite sarà suscettibile di modifiche per via del paventato rischio che l’aspettativa di vita, nei prossimi anni, lo allontani ancora in la nel tempo. Oggi che la misura è ufficiale, si possono già fare alcune analisi sulle cifre che si andranno a percepire con l’Ape sociale, cioè una specie di test convenienza. L’assegno erogato sarà pari alla pensione che spetterebbe alla data di presentazione della domanda, calcolata in base ai contributi versati dal richiedente, sempre alla stessa data.

L’importo massimo erogabile sarà di 1.500 euro al mese e non prevede tredicesima. Inoltre l’Ape sociale non si adeguerà al meccanismo della perequazione come succede per le altre pensioni e non sarà reversibile a causa di decesso del beneficiario.

Vantaggi dal test convenienza

I fattori negativi di cui parlavamo nel capitolo precedente, sono affiancati da altri fattori che rendono la misura migliore anche della pensione spettante al momento della domanda.

Una gradita sorpresa questa per milioni di probabili richiedenti. La tassazione dell’Ape sociale è vantaggiosa perché non tassata come una normale pensione. Si può dire che la tassazione dell’Ape agevolata produrrà un assegno pensionistico netto maggiore di una vera pensione, perché dal punto di vista fiscale, può tranquillamente equipararsi ad un lavoro dipendente. La pressione fiscale infatti, per le pensioni è superiore a quella che grava sulle buste paga dei lavoratori dipendenti. In teoria, essendo equiparata ad un lavoro dipendente, l’Ape dovrebbe garantire anche il Bonus Renzi, quello delle ormai celebri 80 euro al mese, o 960 euro all’anno. In pratica, conti alla mano, un soggetto che come contribuzione vantata, ha diritto a 1.500 euro lordi al mese, se avesse potuto percepire la pensione di vecchiaia, avrebbe ricevuto un netto di 1.210 euro al mese.

Con l’Ape, per tutto quanto detto prima, riuscirà a percepire 1.300 euro, sempre al mese. Conti alla mano, questi vantaggi detonano, anche se non del tutto, il fatto che l’Ape social ha una mensilità in meno.