Negli anni '60, quando i nati del '50 erano piccoli, ci si sedeva e ci si alzava dalla tavola insieme. E se qualcuno aveva necessità chiedeva il permesso, quasi sempre concesso. E si consumava il pasto, senza lasciare niente, anche per la fame. Capitava che qualcosa non fosse proprio gradita e con la mamma compiacente si otteneva di lasciare ma senza alternative. Quando uno dei figli tornava senza giustificato ritardo mangiava dopo, da solo, se il piatto non veniva gettato nell'immondizia per non essere recuperato. Oggi ma non da oggi i giovani figli mangiano quando vogliono o quando hanno fame, da soli o in compagnia.
Rispondono al cellulare o chattano, si alzano, a volte non ritornano, perchè magari la telefonata ha loro chiuso lo stomaco, meglio svaparci sopra per un pò. Negli anni '60 si tentava di parlare con i genitori, era più difficile con il padre che incuteva paura. Le parole balbettanti, indecise, già prefiguranti un no imminente come risposta, lo sguardo dimesso, la finale obbedienza sebbene a malincuore. Colloqui riguardanti generi facili o scelte di vita come il tipo di Scuola da frequentare, l'università, il lavoro. Si sentiva ripetere: la scuola è un lusso! Chi non ha voglia di studiare che vada a zappare la terra o cose simili. Oggi il colloquio con il genitore è spesso un'occasione per aggredirlo verbalmente, quando va bene solo a parole.
E' spesso un monologo che si conclude con la storica asserzione: tanto tu che ne capisci oppure ma tu che ne sai che vivi nel tuo mondo di Matusalemme.
Mi sono da tempo chiesto il perchè tutto ciò avvenga in molte, non tutte, le famiglie. Ho un'idea ma vorrei girare il quesito ai lettori, per acquisire tutti maggiore informazione in un settore così delicato come è, in definitiva, l'armonia familiare.
Penso che gli stessi giovani figli così irruenti contro i genitori, specie verso i più deboli, siano altrettanto mansueti nel loro contesto sociale e quindi anche verso i loro coetanei. Agnellini con gli amici e leoni con i familiari. Ma questo potrebbe essere uno dei tanti motivi. A volte è proprio il carattere. Occorre indagare per poter meglio aiutare.
Non sono persone da giudicare e via, ma figli da tenere per mano e consigliare dopo che saremo riusciti, se possibile, a guadagnare la loro fiducia, che non nasce scontata ...in anagrafe. Credo quindi che dietro l'apparente irruenza ci potrebbe essere tanta di quella fragilità da non crederci. La famiglia può diventare l'unico posto dove sentirsi uomo-donna alzando la voce, mentre fuori si è costretti ad ascoltare. Se il genitore la mette sul piano del rispetto che scompare e non vede questo aspetto che abbisogna di amore e comprensione, come potrebbe finire? Calma quindi, gli insegnamenti sono dei semi che prendono e che prima o poi dovranno dare frutto, un giorno. L'aiuto, incondizionato sia pure nelle nostre possibilità, va offerto sempre senza sventolarlo e senza presunzione, ma con garbo e gradualmente, non è facile trovare soluzioni, è già tanto provarci.