Il 23 giugno 2014 lo ricorderemo per avere letto, per la prima volta, parole comprensibili in una legge italiana. E' stato pubblicato il decreto legge n° 66/2014 convertito nella legge n° 89/2014. Un "capo", cioè un "capitolo" di questa legge è intitolato "Amministrazione sobria". L'articolo 13 della legge n°89/2014 ci dice che, dal 1° maggio 2014, nessun dipendente pubblico potrà prendere un stipendio più alto di euro 240.000 annui al lordo di contributi. Arrivano notizie di vivaci proteste dei dipendenti della Camera, contrari all'eventuale riduzione delle loro retribuzioni.

Prendiamo spunto da tali notizie per fare una breve riflessione. In Italia, il rapporto di lavoro è regolamentato dal "CCNL" il contratto collettivo nazionale che impone, ai datori di lavoro che rientrano nello stesso settore (esempio, commercio) di applicare stessa disciplina e stesse retribuzioni minime. Tutti i contratti nazionali sono consultabili nell'archivio tenuto dal CNEL (Consiglio Nazionale Economia e Lavoro), organo costituzionale del quale si sta discutendo l'abrogazione. Alla data del 12/2/2013 (ultimo aggiornamento disponibile), nell'archivio, vi erano 561 contratti di lavoro e 3.787 documenti integrativi.

Una prima distinzione dei contratti è tra settore pubblico o privato, a seconda della natura del datore di lavoro.

Il che significa che la stessa mansione, esempio barista, trova una diversa disciplina (e stipendio) a seconda che il lavoratore venga assunto nel pubblico o nel privato; ancora altre differenze, se il datore di lavoro opera nel privato ma in settori diversi, ad esempio nel commercio o nei servizi. Il CNEL precisa di avere archiviato, anche per la consultazione, contratti dei seguenti settori: agricoltura; alimentaristi-agroindustriale; altri vari; amministrazione pubblica, aziende e servizi, chimici, commercio, credito-assicurazioni, edilizia, enti e istituzioni private, meccanici, poligrafici e spettacolo, tessili, trasporto.

A tutti questi particolarismi si deve aggiungere che la Camera dei Deputati ed il Senato, hanno autonomia amministrativa e finanziaria, per il cui la disciplina del rapporto di lavoro è ancora più particolareggiato. Alla Camera dei Deputati lavorano operatori tecnici quali barman, elettricisti, camerieri, parrucchieri, eccetera, mansioni che troviamo anche nelle aziende private.

Il barman assunto da un'azienda privata, del settore commercio, ha uno stipendio lordo annuo di circa € 20.120 annui (al lordo di imposte e contributi). Il barman assunto alla Camera ha uno stipendio lordo annuo € 30.350 appena assunto, di € 50.545 dopo 10 anni, di € 89.528 dopo 20 anni, di € 121.626 dopo 30 anni, di € 127.210 dopo 35 anni, di € 136.120 dopo 40 anni. Il barman dell'azienda privata, che ha iniziato con uno stipendio di € 20.120, per quanto bravo, non raggiungerà mai lo stipendio annuo di € 136.120. In tempi di riforme, sarebbe auspicabile prevedere modifiche alla struttura della contrattazione collettiva nazionale, per garantire la stessa retribuzione, a chi svolge le stesse mansioni, indipendentemente dal tipo di settore in cui opera il datore di lavoro e da particolarismi vari. Semplicemente per equità ma anche per semplificare il lavoro ai consulenti del lavoro che devono elaborare le buste paga.