Eppur si muove! Questo secondo gli ottimisti sta facendo il mondo del lavoro in Italia, si sta lentamente avviando verso una ripresa e così anche la produzione industriale, che ha Luglio è cresciuta dello 0,4%, un piccolo segnale dice Matteo Renzi, che con le riforme si può uscire dalla crisi e che il jobs act funziona.

Ma per i meno ottimisti non è affatto così, la riforma del lavoro non sta dando i frutti sperati, anzi sta solo facilitando i licenziamenti e la disoccupazione, specie quella giovanile, non accenna a diminuire.Un pessimismo che si proietta sui prossimi 20 anni, stando a quanto afferma il Fondo Monetario Internazionale, secondo cui, senza uno sforzo serio, l'occupazione non tornerà ai livellipre-crisi prima del 2035.

Le responsabilità dei sindacati

Mentre si parla già di una generazione persa, quella dei giovani che hanno mancato il momento buono per trovare la prima occupazione e che forse non lo faranno più, c'è anche chi afferma che se in Italia il mondo del lavoroè rigido ed incapace di riprendersi è anche colpa dei sindacati. Finiti sul banco degli imputati la scorsa settimana per lo sciopero che ha tenuto chiusi i cancelli di Pompei in pieno boom turistico, per la protesta di Alitalia che ha lasciato atterra i passeggeri, gli scioperi Atac che hanno tenuto in scacco la città di Roma. Se continua così dovremo salvare i sindacati da se stessi, ha detto Matteo Renzi. La Ferrari addirittura avverte: 'siamo pronti a lasciare Maranello el'Italia se ci saranno troppe agitazioni sindacali'.

Lequestioni che ci preoccupano

Insomma un estate torrida per il mondo del lavoro, che preannuncia un autunno altrettanto caldo, per i sit in di proteste dei lavoratori statalicontro la riforma Madia. Di chi è la colpa di tutto questo? Della crisi, del Governo, dei sindacati? E cosa resta da fare per raffreddare la situazione? Dobbiamo essere ottimisti o pessimisti sul futuro? Davvero il lavoro non crescerà per altri venti anni o è una visione, come tutti speriamo,troppo catastrofica?