A Milano, in piena Expo, capita di imbattersi ancora oggi in persone che hanno difficoltà a sopravvivere. Nell'era delle comunicazioni, della tecnologia e della modernità, esistono persone che non hanno una casa, nessun luogo in cui rifugiarsi, qualcuno a cui appoggiarsi, un piatto di minestra quando hanno fame.
Tutti i loro averi, invece che in una valigia, spesso sono contenuti in un sacchetto di plastica.
Uomini e donne che lottano quotidianamente per ottenere un piatto di pasta in una mensa pubblica, per esempio, o un lettino in un dormitorio per la notte; e perfino una giacca, un paio di pantaloni o di scarpe usati, nei centri di accoglienza in città.
Troppo facile dire "quello lì è un barbone", senza conoscere la storia di ognuno. Situazioni in cui, con la crisi attuale, chiunque potrebbe ritrovarsi a vivere se perdesse il lavoro. L'ideale sarebbe fare volontariato in questo campo, scoprendo così un mondo nuovo: quello composto dagli emarginati, i senzatetto, i cosiddetti "invisibili", le persone che non hanno una casa e nemmeno una valigia.
Una realtà che va scoperta non guardandola dall'esterno, superficialmente, ma immergendosi almeno di tanto in tanto in essa. Parlando con i senzatetto, ridendo e scherzando, perfino piangendo con e "per" loro.
Conoscere da vicino le piccole manie, i gesti di disagio, ascoltare le storie di ognuno, ci potrebbe permettere di capire meglio il perché della loro situazione.
Non tutti sono alcolizzati, la classica figura del barbone è ormai scomparsa; si tratta perlopiù di indigenti, persone che hanno perso il lavoro e faticano a trovarne un altro, anziani a cui la pensione non basta per sopravvivere in una città come Milano, dove tutto costa più caro. E giovani disadattati, psicolabili, prostitute che hanno smesso la "professione" per limiti di età.
Solo attraverso il volontariato, in una mensa o in un centro di accoglienza, potremmo renderci conto che, dietro ai capelli sporchi e arruffati, sotto quegli abiti sgualciti da una notte trascorsa su una panchina, c'è un essere umano. Una persona come tante che si porta appresso i suoi dolori, le sue emozioni, i suoi desideri.
E il dolore di non essere riuscito a risalire la china...