La Fondazione Gimbe si è riunita in questi giorni, a Bologna, per la sua XI Conferenza nazionale. Come riporta il sito Sanità24, il suo presidente e fondatore, Nino Cartabellotta, ha ricordato che da noi “la percentuale del Pil destinato alla spesa sanitaria è inferiore alla media Ocse e tra i paesi del G7 siamo ultimi per spesa pubblica e spesa totale, ma secondi solo agli Usa per spesa out-of-pocket, a inequivocabile testimonianza che la politica si è progressivamente sbarazzata di una consistente quota di spesa pubblica, scaricandola sui cittadini”.Tale definanziamento, non ci vuol molto a capirlo, compromette la qualità dell'assistenza, riducendo anche l'aspettativa di vita di noi cittadini, “mentre l'avanzamento strisciante dell'intermediazione assicurativa- citiamo ancora Cartabellotta - mina silenziosamente il modello di un servizio sanitario pubblico”.

Parole assolutamente condivisibili, anche alla luce dell’ultimo attacco al servizio sanitario pubblico - che ha subito tagli tra il 2008 ed il 2015 per 17.5 miliardi, di 2,352 mld per il 2015 e il 2016- o a quel che resta del nostro welfare.

Si rischia di compromettere definitivamente il diritto alla salute, stabilito solennemente dalla nostra Costituzione. Riguardo laspending review sanitaria dell'attuale esecutivo, il maggior artefice sarebbe Yoram Gutgeld, commissario alla revisione della spesa e parlamentare del Pd, di stretta osservanza renziana.

Se n'è accorta di recente pure la Corte dei Conti, secondo la quale essa “sta mettendo a rischio l’accesso dei cittadini ai servizi sanitari”.E' il caso di soffermarsi sul recente Dm "Appropriatezza prescrittiva".

emanato con l'obiettivo dichiarato di un taglio alle prestazioni sanitarie di 195 milioni l'anno, di cui 106 a quelle specialistiche, il resto alla riabilitazione.

I soloni della spending review hanno individuato all'uopo ben 203 visite e accertamenti "a elevato rischio di inappropiatezza. Tali esami, in molti casi, i cittadini dovranno pagarseli in proprio, accedendo al settore privato, perché i medici di base non li prescriveranno più, nel timore di essere multati.Del resto è già così.

A rimetterci, al solito, i malati, costretti a subire gli effetti dell’ultimo tassello del progetto neoliberista applicato alla sanità, che ha come vero obiettivo quello di spingere molti di loro verso la sanità integrativa, verso il privato.Quel che conta è tagliare la spesa pubblica, in ossequio ai trattati europei ai vari “fiscal compact”, “pareggio di bilancio” e compagnia cantante.

Dicevamo dei malati. La maggior parte di loro è rassegnata, alcuni però, mettendo per un attimo da parte il fatalismo, si fanno sentire. E’ il caso di Carla, che dovrà iniziare una lunga trafila ospedaliera per un esame importante, che il medico di base non s’è sentito di prescrivere. “Sa, c’è la legge Lorenzin”, le ha detto il sanitario. O di Giovanni, malato di leucemia linfatica, al quale era già stato tolto in passato il day hospital, che teme siano, in futuro, ritenuti “a rischio di appropriatezza” gli esami non strettamente legati alla patologia, ma ad essa correlati.

Tra l'altro, come ha riportato di recente “Il Fatto quotidiano”, il Dm Appropriatezza prescrittiva sta già provocando il caos negli ambulatori e negli ospedali e risulta in gran parte inapplicabile, non essendo stato aggiornato il software dei medici, per cui il medico di base non ha gli strumenti percondividere in tempo reale i dati con Asl e ministero.Di male in peggio.

"Errare humanum est, perseverare autem diabolicum", dicevano i latini. Pare che Lorenzin, viste le proteste piovute soprattutto dal versante sanitario, stia per ritoccare la normativa, stabilendo nuovi livelli essenziali di assistenza ed emanando una circolare applicativa, concordata con la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri.Chi vivrà vedrà, è il caso di dire.