Siamo ad un passo dalle elezioni amministrative ed i partiti affinano la varie strategie, per rendersi il più credibili possibile. I buoni propositi espressi con programmi e promesse dai vari concorrenti, dovrebbero convincere gli elettori a recarsi in massa alle urne, per esprimere col loro voto le amministrazioni comunali. Auguriamoci che questa volta vi sia una partecipazione più numerosa delle volte precedenti: sarebbe un buon segnale. Molti credono però che, con la prossima tornata elettorale, anche se si tratta di amministrative, l'elettorato voglia esprimere un voto sull'operato del Governo.

In parallelo, tra i partiti, divampa la polemica sul referendum e sulle riforme elettorali, più accesa, proprio nel partito di maggioranza relativa.

Abolizione del Senato

Allora facciamo un passo indietro e diciamo, senza entrare nel merito, che le dette riforme sono state approvate, in Parlamento, dalla sola maggioranza di Governo, con vari apparentamenti, ma sempre con voti di fiducia. Non si tratta di un voto valido per modificare la Costituzione, e da qui la necessità del referendum. Con lo stesso Referendum dobbiamo colmare tutto ciò che il Parlamento ha negato, e cioè la maggioranza qualificata. Entriamo ora nel merito della riforma, per sommi capi, ed esaminiamo un aspetto fondamentale.

Il Senato, di fatto, resta come Istituzione, con funzioni diverse, anche se la nomina dei Senatori avviene con meccanismi nuovi. I risparmi sbandierati sulla eliminazione del Senato, portano solo pochi spiccioli, visto che la spesa maggiore è rappresentata per circa l'85% dalla esistenza della struttura stessa che resterebbe in piedi, e non dai Senatori.

Inoltre dare la possibilità di poter eleggere, col voto, gli stessi senatori, fermo restando le funzioni previste, sarebbe più giusto.

Tornare al dialogo

Le richieste avanzate, con discrezione dalla minoranza dem, che comprendono anche una modifica alla Legge elettorale, a nostro avviso, appaiono fondate e sono condivise da moltissimi elettori.

Ricordiamoci sempre che le modifiche della Costituzione devono interessare tutti, ed il voto di fiducia non è stato sufficiente a modificarle. Bisogna usare l'arma del dialogo, più volte richiesto, che è quella più efficace per approvare le dette riforme. Forse si è proceduto in fretta, occorreva più tempo per discuterne con tutti. Ripeto che Togliatti, in piena guerra fredda, seppe portare a termine con De Gasperi la nostra Costituzione col dialogo politico che ora a noi manca.