Era il luglio del 2014 quando le forze in capo al leader politico-religioso Al Bagdadi costruivano quello che negli ultimi due anni verrà chiamato "Stato Islamico", un organizzazione statale su un territorio a cavallo tra Siria e Iraq, imponendo l'oscurantista legge islamica e ricucendo le popolazioni locali a vassalli delle follie genocide di un gruppo di transfughi delle galere irachene, figlie queste della exit strategy americana nell'ormai stato democratico, e filo-occidentale, Iraq. Di acqua e teste sotto i ponti ne sono passati in questi due anni, tra una melina tra Usa e Turchia nel porre fine a questa immane tragedia e la energica e vigorosa azione della Russia, entrata nel conflitto Siriano in appoggio al Presidente siriano Assad.

In questo scacchiere di guerra, un ruolo da protagonisti se non da eroi lo hanno avuto i Curdi, popolazione laica che vive senza terra ed essendo invisi ai turchi, alleati degli Usa e non avendo il potere economico.diplomatico degli Ebrei, in questi decenni non sono riusciti ad avere un loro Stato, il Kurdistan, ma a vivere profughi tra terre che mal li accettano, tra la Siria e la Turchia. Ora, in queste ultime ore decisive per spazzare le milizie del Califfo, hanno annunciato la loro offensiva finale, dopo aver combattuto sin dall'inizio, quasi senza mezzi e isolati internazionalmente contro un mostro che è l'Isis, finanziato e costruitodai paesi arabi produttori di petrolio e propagandatori di un integralismo islamico malato (Arabia Saudita, Qatar, ect.).

I curdi c'erano e ci sono, e oggi hanno fatto sapere in mondo visione che l'offensiva chiamata in codice "Ira dell'Eufrate" è cominciata. La fine dell'Isis è segnata, ma i morti, le efferatezze rimarranno, e tutto ciò ci mostra come noi occidentali, dall'alto della nostra ipocrisia, che piangiamo lacrime di coccodrillo ogni gennaio per ricordare l'Olocausto dei Nazisti ma ci voltiamo quando gli stessi ebrei immemori della loro storia scannano i palestinesi occupando un territorio che la loro religione dice che gli appartiene, follia. Grazie Curdi.