Della Serie TV The Young Pope si sta scrivendo di tutto; c’è chi persino, pur riconoscendola come una magnifica opera d’arte, l’ha definita un atto di "autocompiacimento intellettuale". Se i primi episodi sono un inno all’onanismo, la quinta e sesta puntata, andate in onda il 4 novembre, sono uno straordinario e grottesco affresco della Curia papale.

Personaggi sopra le righe

Strepitosa l’interpretazione di Jude Law, che ci serve su un piatto d’argento l’interpretazione di un Papa narcisista, cinico, astuto e calcolatore. Un uomo, molto più politico del primo ministro italiano, senza scrupoli che può permettersi di paventare la disfatta dello stesso, qualora non soddisfi le richieste reazionarie del monarca assoluto che siede sul soglio pontificio.

Megalomane sfrenato, vanitoso, eccessivo nei modi e nell’abbigliamento, che si permette la vestizione al ritmo di Sexy and I know it, ed incarna in pieno il profilo di un Re sole, o di un faraone.

Un Papa che pretende obbedienza assoluta, anche rischiando di allontanare cardinali e fedeli. Eclatante è il gesto con cui "accompagna", con il piede, il cardinale Voiello nell’atto di baciarglielo; atto estremo di sudditanza. Che dire del discorso ai cardinali, sotto la sontuosa volta della Cappella Sistina? Splendido il contrasto tra la sua veemenza e la tensione facciale, ed il silenzio codardo dei cardinali e la loro marmorea non espressione. Solo le lacrime del cardinale Gutierrez, già figura spirituale ed al tempo stesso fragile, sin dall’inizio della serie, esprimono quella pietas che, come già abbiamo avuto modo di sottolineare, difficilmente abbiamo riscontrato nel corso delle puntate precedenti.

La solennità del momento è resa scabrosa, quasi per una sottile legge del contrappasso, da scene oscene di un ménage à trois il cui protagonista, cardinale Dussolier, da anni con una doppia vita, preferisce portare la voce di Dio agli ultimi della Terra. Uomo affascinante, che accetta di malavoglia l’incarico di "Prefetto della Congregazione del Clero", seppure non condivida le posizioni reazionarie del Papa.

Un Papa scomodo, contro le unioni civili, il divorzio, l’aborto, che non dispensa il perdono per l’omosessualità del clero, che non giustifica la misericordia per i peccati dell’uomo; un Papa che rinnega l’evangelizzazione, l’ecumenismo, la chiesa aperta, in sintesi un reazionario e misoneista.

Sebbene anche le ultime puntate lascino dubbi e perplessità, sul reale messaggio che il regista vuole fornire allo spettatore, è indubbia la capacità di Sorrentino di stupire con riflessioni degne di un novello Machiavelli, che spiazzano, lasciano basiti, non venendo comunque mai meno quell’abilità fredda e lucida nel dipingere una grottesca realtà.