Due solide amicizie, almeno stando a quanto dichiarato sovente dal diretto interessato. Così, alla luce di buoni rapporti che il senatore antonio razzi avrebbe sia nei confronti del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sia nei riguardi del leader nordcoreano, Kim Jong-un, il discusso esponente di Palazzo Madama si offre volontario per il ruolo di mediatore per la pace. Al di là del personaggio che, realmente, ha spesso visitato la Corea del Nord descrivendola positivamente, una mediazione è invero necessaria perché tanto il numero uno della Casa Bianca, quanto il giovane dittatore asiatico, sembrano proprio due pistoleri che agitano nervosamente le dita attorno alla fondina.
Probabilmente nessuno dei due ha intenzione di sparare per primo, Kim è consapevole che se trasformasse in vere azioni militari le sue provocazioni, giustificherebbe la ritorsione nei suoi confronti. Trump twitta duramente, sa che la guerra preventiva tanto cara ai suoi predecessori non è praticabile più di tanto in Corea del Nord perché la reazione della Cina non è al momento prevedibile e Pechino resta un alleato militare del piccolo Stato comunista. Dunque l'alternativa è quella di lanciare Razzi in Corea? Il gioco di parole è indice di un'amara ironia, purtroppo le parti in causa sembrano proprio fare sul serio. Quanto al senatore Razzi c'è da chiedersi quanto di serio ci sia mai stato nel suo 'modus operandi'.
Tensione alle stelle
Dopo il pericoloso lancio missilistico che ha sorvolato lo spazio aereo giapponese, Kim Jong-un ha rincarato la dose delle sue consuete minacce. Secondo il suo pensiero, infatti, il test sul Giappone è solo "il preludio per lanciare missili verso Guam", dunque in pieno territorio americano. Difficile, ad onor del vero, che Kim metta in atto la sua minaccia, non vogliamo crederlo perché in tal caso la sua sbandierata audacia si tramuretebbe in folle sconsideratezza.
Trump ha risposto in maniera secca, rigettando i consigli di Russia e Cina che chiedono al presidente USA di aprire il dialogo con Pyongyang. "Abbiamo dialogato per 25 anni con la Corea del Nord, pagando loro denaro da estorsione". Dichiarazioni durissime troppo fuori dalle righe, affidate come sempre a Twitter. Pertanto, il capo della difesa USA, James Mattis, ha ben pensato di correggere il tiro al suo 'sceriffo'.
"La strada del dialogo non è affatto chiusa, abbiamo sempre soluzione diplomatiche", ha detto il numero uno del Pentagono.
Le dichiarazioni di Antonio Razzi
Ed ecco che ai microfoni di Radio Cusano Campus, arriva il senatore Antonio Razzi pronto ad "intervenire per il bene del pianeta". L'esponente del centrodestra, componente della Commissione affari esteri di Palazzo Madama, annuncia che il prossimo 20 settembre sarà a Pyongyang. "Mi impegnerò per far capire ai vertici del Paese quanto è importante mediare. Dunque fatemi parlare con Trump, poi riferirò le sue parole a Kim". Razzi ha aggiunto di non condividere le prove di forza del dittatore nordcoreano, ma le giustifica in qualche modo quando sostiene che "Kim talvolta è costretto a farle perché nessuno vuole parlare di lui".
Suggeriamo pertanto a Kim Jong-un di trasferirsi in Italia ed affidare il suo pensiero in musica, come ha fatto Antonio Razzi che senza alcun missile è riuscito in qualche modo a catalizzare l'attenzione dei media. Con qualche risata in più e qualche testata nucleare in meno forse anche stavolta ce la caviamo.