La Legge di Stabilità per il 2015 varrà 30 miliardi di euro, 18 dei quali saranno tagli di tasse. È questo l'annuncio fatto dal premier Matteo Renzi durante il suo intervento all'assemblea della Confindustria di Bergamo. "Sarà una manovra mai effettuata in precedenza" ha affermato Renzi di fronte agli industriali "che dovrebbe fare contenta anche la Camusso", facendo riferimento alla riduzione delle tasse previste in confronto alla Legge di Stabilità del 2014.

Questo il dettaglio della manovra:

  • 10 miliardi saranno destinati al finanziamento in modo stabile del bonus degli 80 euro;
  • 500 milioni, a beneficio delle detrazioni fiscali per le famiglie;
  • 6,5 miliardi, da utilizzare per l'abolizione della componente lavoro dell'Irap e per incentivi triennali che permettano agli imprenditori di non pagare contributi sulle assunzioni a tempo indeterminato;
  • 1 miliardo saranno le risorse liberate per i Comuni;
  • 11,5 miliardi, dovrebbero derivare, secondo Renzi, dall'arrivare quanto più vicini possibile alla soglia del 3% fissata dal fiscal compact.

Al centro delle attenzioni del governo rimane, nonostante dubbi e proteste, la questione del TFR in busta paga, per il quale proseguono i contatti con le associazioni bancarie per trovare una soluzione al problema della liquidità che si aprirebbe per le piccole e medie imprese.

Le contestazioni prima dell'intervento

Le misure annunciate sembrano fatte apposta per accontentare tutti, dai sindacati, che vedono confermato il bonus degli 80 euro e le detrazioni per le famiglie a basso reddito, agli imprenditori, che vedono finalmente ridotta l'odiata Irap, passando per gli enti locali che dovrebbero avere allentato il vincolo di spesa previsto dal patto di stabilità. Questo non è bastato ad evitare contestazioni al Presidente del Consiglio, accolto a Bergamo da un nutrito grippo di lavoratori della Fiom che hanno manifestato contro l'abolizione dell'articolo 18 con il lancio di uova, farina e ortaggi.

Analoghe contestazioni Renzi le ha dovute subire nel corso della successiva visita allo stabilimento di della Tenaris di Dalmine. Manifestazioni di dissenso che hanno dato lo spunto alla leader della CGIL, Susanna Camusso, per confermare la mobilitazione programmata per il 25 ottobre contro il Jobs Act.