“Il fenomeno della migrazione sanitaria esiste da 30 anni e continuerà ad esistere” indipendentemente dall’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre. Questo ‘grido di dolore’, che smentisce di fatto le promesse del governo, è uscito dalla bocca di Emanuela Bertoli, uno dei responsabili dell’associazione ‘A casa lontani da casa’ che si occupa di cercare un alloggio alle centinaia di migliaia di malati di cancro e ai loro parenti che ogni anno si recano nel capoluogo lombardo per ricevere cure. La stessa associazione, martedì scorso, è stata protagonista involontaria della trasmissione di Rai3 Politics quando, ospite la ‘madrina’ della riforma Maria Elena Boschi, è stato mandato in onda un servizio su un ‘migrante sanitario’ dalla Puglia alla Lombardia.

La Boschi aveva promesso la fine di questa situazione incresciosa perché, se vincerà il Si, le competenze sanitarie passeranno dalle Regioni allo Stato.

La denuncia della Bertoli

“Lo dico molto francamente - sbotta la referente di ‘A casa lontani da casa’ – non desideriamo entrare in alcun tipo di strumentalizzazione. Ci occupiamo di un fenomeno molto complesso che è legato alla migrazione sanitaria e che esiste da 30 anni”. La migrazione dei malati di cancro verso i poli di eccellenza sanitaria, prosegue la Bertoli, è una pratica che “continuerà sicuramente ad esistere almeno per altrettanti anni” indipendentemente dall’esito del referendum. Dall’ufficio stampa dell’associazione fanno sapere che non si aspettavano una strumentalizzazione politica ma, più semplicemente, una inchiesta sulle migrazioni sanitarie e, per questo, ne avevano approfittato per dare visibilità ad una giusta causa.

Le promesse dei renziani: cure migliori per cancro e diabete

La stessa Boschi, meno di un mese fa, si era esibita di fronte alle telecamere di Unomattina, promettendo la fine delle disparità per le cure oncologiche tra regione e regione se dovesse prevalere il Si. Il bis lo aveva poi concesso il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha parlato di miglioramento delle cure per tumori, diabete e cirrosi epatica in caso di riforma del Titolo V della Costituzione.

“Con la riforma non ci saranno più differenze da una Regione all’altra”, aveva promesso la ‘diplomata classica’ Lorenzin. Dell’esibizione della Boschi a Politics abbiamo già detto.

L’ultimo tentativo di accaparrarsi il voto della disperazione dei malati lo ha fatto, invece, direttamente Matteo Renzi a Porta a Porta mercoledì sera.

Il premier, spalleggiato proprio dalla Lorenzin, ha spergiurato che “con la riforma del Titolo V le competenze sanitarie tornano allo Stato, quindi un bambino malato di diabete avrà lo stesso livello di cure in tutte le regioni italiane”. Scenario smentito seccamente da Marco Travaglio, giornalista leader del fronte del No. “I Lea (Livelli essenziali di assistenza) - scrive Travaglio - che questi magliari sostengono di aver inventato con la loro riformetta esistono dal 2003”.