Il referendum costituzionale è sempre più vicino, e la campagna elettorale è agli ultimi colpi di coda. Come ormai tutti sanno, uno dei fulcri della riforma è la creazione del cosiddetto Senato delle autonomie, che sarà composto da sindaci e consiglieri regionali. E proprio su questi ultimi stanno sorgendo alcuni dubbi, soprattutto per quanto riguarda le Regioni a Statuto speciale, ossia Sardegna, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Valle d'Aosta. Infatti, stando ai loro Statuti che hanno, in questo caso, rango costituzionale, le due cariche istituzionali sarebbero incompatibili.

Il rischio maggiore, dunque, è quello di andare incontro a numerosi conflitti dinnanzi alla Corte.

"L'ufficio di consigliere regionale è incompatibile con quello di membro di una delle due Camere", è così che recita l'inizio del secondo comma dell'articolo 17 dello Statuto della regione autonoma della Sardegna. Tale principio è ribadito, seppur con qualche differenza lessicale, anche negli altri Statuti. Ma quale potrebbe essere la soluzione? Molto semplice. O forse no.

Infatti, se dovesse vincere il Sì al referendum del 4 dicembre, bisognerebbe cambiare tutti gli Statuti in questione con un iter identico a quello costituzionale, al quale si dovrebbe aggiungere il parere delle singole Regioni interessate.

Quindi un iter composto da modifiche degli Statuti, che prevedono ben quattro passaggi parlamentari per ognuna, com'è avvenuto per la riforma che sarà oggetto del voto, con l'aggiunta di un parere a livello locale. Una procedura abbastanza macchinosa e fastidiosa, in barba alla tanto sbandierata semplificazione, e del tanto decantato snellimento della burocrazia.

Anche perché pare abbastanza evidente che, fino alla modifica degli Statuti, il nuovo Senato non potrà entrare in carica. Una piccola anomalia istituzionale che molti giuristi hanno sottolineato, ma che chi ha scritto la riforma non ha affatto considerato. Una mancanza che potrebbe costare davvero caro. Certo, difficilmente i Consigli Regionali si auto-escluderanno dal Senato, e quindi cercheranno di accelerare il processo di adeguamento. Ma chissà. Potremo vederne davvero delle belle.