Oggi un altro ostacolo rallenta il percorso della Brexit, ovvero l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, così come sancito dal referendum svoltosi il 23 giugno scorso.

La Corte Suprema di Londra ha respinto il ricorso

La Corte Suprema di Londra ha respinto il ricorso di del Governo May, contro la sentenza di primo grado, pronunciata a novembre dall'Alta corte, che sanciva l'obbligo di consultare il Parlamento per attivare le procedure. Mai utilizzato finora l'articolo 50 del Trattato di Lisbona, che legifera sulle modalità di uscita dal gruppo dei 28 Paesi membri dell'UE, potrà essere ratificato solo dopo il si di Westminster.

Immediata la reazione del Governo conservatore di Theresa May "siamo delusi, ma rispettiamo la decisione della Corte Suprema".

Il procuratore generale britannico ha parlato subito dopo la sentenza: "Il popolo britannico ha votato per lasciare l'Unione Europea e così sarà, attivando l'articolo 50 del Trattato di Lisbona, come previsto, entro la fine di marzo. Questo pomeriggio alle Camere sarà presentata una legge ad hoc per l'avvio delle procedure di divorzio dall'UE.

Oggi sarà presentata una legge ad hoc

L'opposizione laburista non intende contrastare l'avvio dei negoziati a Westminster per l'uscita dall'Unione Europea, assicurano sia il leader del partito, Jeremy Corbyn, sia il ministro ombra incaricato del dossier Brexit, Keith Fenner.

Poi però annunciano tre emendamenti alla legge che il governo May presenterà oggi in Parlamento. Il primo, chiede all'esecutivo di impegnarsi a negoziare un accordo senza tariffe doganali con l'Unione seppure dall'esterno mercato unico; il secondo, che anche nel post Brexit, siano rispettati i diritti dei lavoratori; il terzo, che il Parlamento possa tornare a votare un accordo con Bruxelles, subito prima della firma.

Esultano gli europeisti

Intanto esultano gli europeisti. L'imprenditrice, Gina Miller, che per prima aveva sollevato la questione del voto della Camera dei Comuni, ha osservato trionfante che il sol Parlamento è sovrano, e nessun Governo può aspettarsi che le sue azioni, non debbano essere scrutinate e valutate.

Incassata la sconfitta, la May può consolarsi sapendo di non essere obbligata a consultare i Parlamenti di Galles, Irlanda del Nord e Scozia, come ha spiegato il Presidente della Corte in un'aula affollatissima. Il coinvolgimento dei tre parlamentini, avrebbe rischiato di trasformarsi in una trappola politica, visto che le tre Regioni sono contrarie all'uscita del Regno dall'UE.