Di Mafia capitale resta soltanto il nome dell'inchiesta, perché sono state inflitte delle pene pesanti, esemplari ma l'Aggravante mafiosa è caduta e quindi si è trattato, secondo i giudici, soltanto di "associazione a delinquere". Si chiama Mafia Capitale, si è macchiata di reati gravi, ma non era un'associazione mafiosa. Sotto il Colosseo non c'è mafia, solo violenza, ricatti, corruzione e criminalità comune, così è stato stabilito dai giudici. Semplice sconfitta, quindi, della linea della Procura che ricorrerà in appello.

Condanne pesanti ma senza l'aggravante mafiosa

Condanne pesanti, ma senza l'aggravante mafiosa e così ieri, 20 luglio, al tribunale di Roma, c'è stata la sentenza di 1° grado sull'inchiesta "mondo di mezzo". Pene durissime per i principali imputati, ma l'impianto accusatorio della Procura capitolina, che per i 19 componenti aveva ipotizzato il reato di "associazione a delinquere di stampo mafioso" è stato rovesciato. In sostanza per il tribunale le organizzazioni gestivano in modo diretto e indiretto appalti, servizi pubblici, concessioni. Due gruppi collegati da Massimo Carminati. Per l'ex Nar 20 anni di carcere, 19 per Buzzi e 11 per Riccardo Brugia e per l'ex capogruppo del Popolo delle Libertà, Luca Gramazio, 10 per l'ex AD Ama, Franco Panzironi.

Condannati a 6 e a 5 anni anche gli esponenti del PD, Mirko Coratti e Andrea Tassone. Cinque gli assolti.

La prima sentenza dopo 240 udienze

Dopo ben 240 udienze nell'aula bunker di Rebibbia, 80 mila intercettazioni telefoniche e ambientali trascritte, 10 milioni di carte e altri 4 milioni di carte di brogliaccio, ieri finalmente c'è stata la prima sentenza.

Ma la somma delle pene per i 46 condannati è meno della metà di quanto richiesto dai Magistrati. Il tribunale ha disposto l'immediata scarcerazione per 17 imputati. Oggi, l'avvocato di Carminati andrà al tribunale di sorveglianza per fare istanza e per cessare così il regime di 41 Bis. Ippolita Naso, avvocato di Carminati, è intervenuta ieri a Bersaglio Mobile con Enrico Mentana spiegando, "non c'è stato il metodo mafioso, non c'è stata l'intimidazione, non c'è stato il controllo del territorio e si è voluto basare l'ipotesi dell'associazione mafiosa, sula base di chiacchiere".

Alla lettura della sentenza era presente anche il sindaco, Virginia Raggi, "anche se non è stata confermata in toto l'ipotesi accusatoria, i giudici hanno confermato che a Roma c'era un'associazione criminale di cui stiamo ancora pagando i danni" ha detto il primo cittadino della capitale.