Ora è certo che la Corea del Nord, dopo l’annuncio bluff del gennaio 2016, abbia la bomba termonuclere. Il test avvenuto nel centro di Punggye-ri ha registrato una scossa tellurica pari ad uno scoppio di un ordigno della potenza di 120 kilotoni, tra le 6 e le 10 volte più potente del terremoto registrato in occasione dell’ultimo test nucleare avvenuto il 9 settembre 2016. È esattamente la potenza che dovrebbe avere una bomba termonucleare rispetto a quella di una normale bomba a fissione.

L'annuncio dato dalla televisione di stato

L’annuncio è stato dato al mondo, oltre che dall’agenzia di stampa KCNA, anche dalla televisione di stato durante il telegiornale condotto dall’ormai leggendaria presentatrice Ri Chun Hee.

Con voce decisa e tono marziale, Ri ha aggiunto che il test è stato un successo. Nel corso della trasmissione sono state mostrate fotografie di Kim Jong Un in visita ad un centro nucleare in piedi di fronte a quello che potrebbe essere l’involucro di un ordigno termonucleare.

Obiettivo raggiunto

La Corea del Nord avrebbe, quindi, raggiunto il principale obiettivo dato da Kim Jong Un sin da quando, nel 2013, aveva inaugurato la politica del byungjin, lo “sviluppo parallelo”, una linea che propone l’evoluzione della ricerca nucleare e dell’annesso programma missilistico, con il miglioramento delle condizioni economiche del Paese. Mediante la byungjin il giovane leader nordcoreano sta cercando, finora con successo, di spostare la gerontocrazia militare ai margini della vita politica ed economica della Corea del Nord e al tempo stesso di dare una spinta al rinnovamento delle strutture economiche della nazione.

È, quella del byungjin, una politica diametralmente opposta a quella seguita dal padre, Kim Jong Il, che aveva invece adottato il songun (“prima i militari”) come linea del suo governo. Il songun, a differenza della byungjin prevedeva il finanziamento di tutti i comparti militari senza gerarchizzare alcun piano. La finalità di questa politica era quella di garantirsi la lealtà dei potenti generali delle Forze Armate nordcoreane, ma, così facendo, ne soffriva l’economia e i progetti nucleari, che languivano e procedevano al rallentatore.

La politica del byungjin come sviluppo del Paese

Kim Jong Un ha dato una drastica svolta a questo stato di cose: dopo avere speso i primi due anni di potere a circondarsi delle personalità più influenti e capaci del Paese, nel 2013 ha iniziato a tagliare i fondi a quelle istituzioni, militari e non, ritenute non necessarie allo sviluppo economico della Corea del Nord e al programma nucleare.

I risultati sono oggi chiaramente visibili a chi si reca periodicamente in Corea del Nord: una popolazione sempre meno afflitta dai problemi della fame, un miglioramento generalizzato delle condizioni di vita, una vivacità di mercato (anche privato) mai vista in precedenza, e una maggiore interazione con le diplomazie estere. Al tempo stesso la byungjin finanzia solo quei dipartimenti, militari, tecnici e scientifici, direttamente collegati alla ricerca nucleare e al programma missilistico. È questo il motivo per cui, dal 2013, da quando la costituzione della Corea del Nord ha dichiarato il Paese “stato nucleare”, lo stato della ricerca atomica ha subito un’improvvisa impennata. Dal 12 febbraio 2013 ad oggi, gli scienziati nordcoreani hanno effettuato ben quattro test atomici, mentre nel solo 2017 i lanci missilistici hanno superato in numero quelli effettuati durante tutto il periodo di governo di Kim Jong Il (1994-2011).

Il principale traguardo imposto dal Grande Leader sembra sia stato raggiunto proprio con il test del 3 settembre. Una bomba termonucleare, infatti, è sufficientemente piccola e leggera da poter essere trasportata nell’ogiva di un missile intercontinentale in grado di raggiungere il territorio statunitense.