Solo cinque giorni fa la Corea del Nord ha lanciato un missile intercontinentale che ha sorvolato il Giappone per poi distruggersi in tre parti e cadere in mare dopo aver passato l'isola di Hokkaido, il giorno stesso è stato richiesto da Washington, Seul e Tokyo un consiglio di sicurezza dell'ONU che si è riunito, a porte chiuse, per decidere quali contromisure applicare contro Pyongyang.

Gli Stati Uniti hanno parlato di embargo del petrolio e ancora una volta si è parlato di sanzioni, ma Kim Jong-un non sembra temerle visto che ieri ha portato avanti il sesto test nucleare che ha provocato un sisma di magnitudo 6.3 seguito subito dopo da un altro sisma di magnitudo 4.6.

La situazione diventa molto più complicata visto che i due episodi sono strettamente collegati, come era stato ipotizzato da Seul, infatti, il missile lanciato sopra il Giappone sarebbe il primo missile nord coreano in grado di trasportare una bomba atomica e capace quindi di raggiungere gli USA.

Visto il terremoto provocato dall'esplosione il capo della commissione Difesa del parlamento di Seul, Kim Young-woo, rende noto che la bomba testata abbia una potenza di circa 100 chilotoni, ovvero circa 5 volte più forte della bomba sganciata su Nagasaki nel 1945. Le forze militari nord coreane affermano che il terremoto sia di natura artificiale e continuano a portare avanti la loro campagna contro gli Stati Uniti considerati colpevoli di portare avanti una una politica congiunta ostile nei confronti Repubblica Popolare Democratica di Corea.

Reazione degli altri Stati

Subito dopo le esplosione gli Stati confinanti alla Corea del Nord hanno cominciato ad attuare manovre difensive in caso di attacco, la vicina Corea del Sud ha alzato i livelli di sicurezza e predisposto un team di risposta nel caso in cui ci sia la possibilità di una minaccia atomica, la Cina avrebbe fatto sorvolare i sui jet al confine nordcoreano cosa che non si era mai verificata prima ad ora e sembra esserci stato un colloquio tra Trump e Abe, imperatore del Giappone, che da tempo sostiene una campagna di aumento degli investimenti per potenziare l'esercito nipponico.

Il resto del mondo è in allarme e preoccupato, la maggior parte degli stati condanna la politica aggressiva portata avanti dalla Corea del Nord.

L'Italia

L'Italia, come gli altri Paesi, rappresentata dal ministro degli esteri Angelino Alfano esprime la propria più ferma condanna. Mentre il titolare della Farnesina sostiene che "La Repubblica Democratica Popolare di Corea deve immediatamente abbandonare lo sviluppo del suo programma nucleare".