Presso la Facoltà di Nutrizione della Federal University of Goias, Brasile, è stata condotta una sperimentazione su 41 donne obese suddivise in due gruppi. Alcune pazienti hanno ricevuto, per 8 settimane, una miscela di probiotici (Lactobacillus lactis, Bifidobacterium bifidum e lactis), in combinazione ad un piano dietetico, l’altro ha seguito solo la dieta. Sono stati valutati sia la composizione corporea che il contenuto di grasso viscerale mediante DEXA (dual energy X-ray absorptiometry). Nel sangue, inoltre, sono stati analizzati i livelli di parametri metabolici (colesterolo, trigliceridi e insulina), di marker di infiammazione (endotossina batterica lipopolisaccaride, tumor necrosis factor, proteina C reattiva), di anti-infiammatori e anti-aterogeni (interleuchina 6 e 10 ed enzimi antiossidanti).

Nel gruppo trattato con la combinazione di dieta e probiotici si è riscontrata una riduzione maggiore della circonferenza addominale, del grasso viscerale e un miglioramento significativo dei markers di infiammazione, rispetto al gruppo che aveva seguito solo la dieta. Questi dati hanno dimostrato che la modifica della flora batterica intestinale (microbiota), mediante la variazione delle abitudini alimentari accoppiata ad un’integrazione di probiotici, ha agevolato e velocizzato il processo di dimagrimento. Il lavoro verrà pubblicato sulla rivista Obesity, nel gennaio 2017.

Obesità e microbiota

L’obesità è una patologia multifattoriale, determinata da diversi fattori; la percentuale genetica è molto bassa.

Negli obesi l’eccesso di grasso viscerale o intraddominale (situato tra fegato, intestino e reni) è un importante fattore di rischio per lo sviluppo di diabete, malattie cardiovascolari, arteriosclerosi, insulino-resistenza, dislipidemia, ipertensione, malattia del fegato grasso, proliferazione batterica nell’intestino tenue (SIBO) e cancro.

In condizioni di equilibrio (eubiosi), il microbiota sintetizza vitamina K e alcune vitamine B, rafforza il sistema immunitario e sintetizza alcuni acidi grassi (butirrato, acetato, propionato) che hanno effetto protettivo per il colon. Negli obesi si riscontra una disbiosi intestinale (con una prevalenza di batteri Firmicutes rispetto ai Bacteroidetes), che causa un vero e proprio impedimento o rallentamento della perdita di peso, qualora ci si sottoponga ad una dieta.

Il phylum Firmicutes innalza, infatti, i livelli circolanti di lipoprotein-lipasi (LPL), enzima stimolante l’accumulo di trigliceridi nel tessuto adiposo, e inibisce il fattore bloccante le LPL; di conseguenza aumenta il grasso corporeo.

Studio clinico

La somministrazione dei probiotici ha ridotto l’indice di massa corporeo (BMI) e la percentuale di grasso; ha migliorato il profilo lipidico (abbassamento del colesterolo totale, dell’LDL, dei trigliceridi, aumento dell’HDL) e la sensibilità all'insulina; ha diminuito il livello della proteina C-reattiva (marker di infiammazione del tessuto vascolare), delle transaminasi ALT e ASP nel siero e il grasso nel fegato; ha incrementato, infine, i livelli di molecole ad effetto insulino-sensibilizzante (glucagone-like peptide 1, GLP-1 e peptide YY, PYY nell’intestino).

I probiotici contrastano la disbiosi e l’endotossemia metabolica (produzione di marcatori di infiammazione) nell'ospite ed influenzano l'omeostasi energetica, mediante modulazione del rilascio degli ormoni della sazietà e secrezione di molecole in grado di influenzare la massa grassa (riserva di energia).