Da un recente sondaggio è emerso che ben il 63% dei consumatori ha scelto di evitare pane e altri alimenti contenenti glutine, per migliorare la Salute fisica e mentale.

Ma è proprio necessario abolirli dalla dieta?

In un lavoro pubblicato sulla rivista Nutrients nel dicembre 2016, i ricercatori del Dipartimento di Pediatria, Università Politecnica delle Marche di Ancona, e il Pediatric Gastroenterology and Nutrition, MassGeneral di Boston, hanno analizzato i dati raccolti finora sugli effetti del glutine nell’alimentazione.

E’ stato osservato che oltre alla più nota celiachia, caratterizzata da un assottigliamento dei villi intestinali e un malassorbimento dei nutrienti, la gluten sensitivity non celiaca (reattività al glutine, in assenza di lesioni ai villi intestinali) è in continuo aumento nei paesi occidentali.

Poiché si tratta di una scoperta recente mancano ancora biomarker specifici, ad eccezione dell’incremento nel sangue degli anticorpi antigliadina IgA osservato nel 50% dei pazienti affetti, e l’evidente miglioramento con la dieta ad esclusione.

Ad oggi, diverse categorie di soggetti gluten-sensitive (con sindrome dell’intestino irritabile, lesioni alla pelle simili ad eczema e psoriasi, e con psicosi e depressione), hanno ottenuto una remissione dei sintomi dopo aver iniziato una dieta priva di glutine.

I meccanismi alla base delle associazioni osservate sono ancora oggetto di studio.

Peptidi tossici nel glutine

Il glutine è una proteina presente nel frumento, kamut, farro, avena, orzo, segale, spelta e titricale, componenti di pane, pasta, biscotti e pizza.

Può scatenare i sintomi della celiachia (intolleranza non reversibile al glutine) o della gluten sensitivity (intolleranza reversibile al glutine); entrambi hanno in comune diarrea, vomito, stanchezza cronica, mal di testa e nausea.

Ricercatori australiani dell’Università di Melbourne ed inglesi di Oxford hanno pubblicato la scoperta di tre sostanze tossiche contenute nel glutine, in grado di indurre la celiachia e la gluten sensitivity.

Negli ultimi anni la concentrazione di peptidi tossici, derivati dalla digestione del glutine, è aumentata per due motivi: il grano alto diversi metri (non di circa un metro come quello antico) possiede il 70% di glutine; l’utilizzo crescente, inoltre, di pesticidi come il glifosato e di fertilizzanti ne ha favorito l’innalzamento.

Meccanismo di azione

Sono state avanzate finora due teorie riguardanti l’effetto dei peptidi del glutine sull’asse cervello-intestino, in base alle prime evidenze scientifiche.

La prima asserisce che avviene comunque l‘assorbimento dei peptidi non digeriti: una volta entrati nel torrente circolatorio passano la barriera ematoencefalica, interagiscono con i recettori degli oppiodi cerebrali e influenzano il comportamento dell’individuo, l’attenzione e le interazioni sociali.

L’altra afferma che i peptidi del glutine inducono l’attivazione delle cellule immunitarie, a livello della mucosa intestinale: queste migrano al cervello dove producono neuro-infiammazione, e di conseguenza cambiamenti comportamentali.