Troppo inquinata l’aria che si respira in Italia, se si pensa che nel 2011 le emissioni di gas a effetto serra dell’Ue sono calate del 2,5% rispetto all’anno prima. Il dato è stato comunicato dall'Agenzia europea dell'ambiente (Eea, European environment agency), che nei giorni scorsi ha pubblicato due distinti report: uno sulle previsioni 2011 delle emissioni; l'altro alla situazione dei singoli Paesi e il quadro stimato per il 2012.
Gran parte dei Paesi europei risulta in linea con gli obiettivi di Kyoto e, nel suo insieme, centrerà il cosiddetto “20-20-20” del protocollo: abbattere del 20% le emissioni entro il 2020 (rispetto ai dati del 1990).
Ad oggi, le emissioni sono scese del 16,5% considerando anche il settore dell'aviazione (da poco entrato nel sistema di quote), senza il quale si arriverebbe a -17,5%. Anche senza misure aggiuntive rispetto a quelle già messe in atto nei vari Paesi, la visione futura dell’Europa sembra piuttosto rosea.
L’agenzia europea aggiunge che la riduzione delle emissioni, contrariamente a quanto si pensava, non sembra collegata esclusivamente alla crisi economica,. Infatti, va considerto il complesso dell'Europa che, a fronte del decremento del 2,5% della CO2, ha visto crescere la propria economia dell'1,5%.
Elementi da considerare, seppur in piccola parte, sono stati l’inverno mite del 2011 che ha preso parte al taglio delle emissioni, facendo calare la richiesta di combustibili fossili per il riscaldamento, rispetto al 2010.
Così come i settori economici dei paesi aderenti al protocollo, che hanno ridotto la produzione di gas serra del 3%, mentre quelli che non fanno parte del patto si sono fermati a un -1,8%. Considerando l'Europa dei 15 (quella che si è posta gli obiettivi di Kyoto), i dati sono comunque molto positivi (-3,5% la riduzione generale).
I Paesi che tra il 2010 e il 2011 hanno dato i migliori risultati sono stati: Cipro (-13%), Belgio, Finlandia e Danimarca (-8%). In termini assoluti, chi ha ridotto maggiormente le emissioni è stata la gran Bretagna (36 milioni in meno di tonnellate equivalenti di CO2, corrispondenti a un - 6%); seguono la Francia (24 milioni di tonnellate in meno, -5%) e la Germania (17 milioni, -1,8%).
Non tutti i Paesi purtroppo, sono da considerarsi virtuosi. Infatti, in alcuni il livello di CO2 è aumentato. Tra questi: la Bulgaria, che ha registrato un incremento dell'11%, poi la Lituania (quasi +3%) e la Romania (+2%). Anche se il bilancio di emissioni di questi Paesi rispetto al 1990 è positivo.
Maggiore impegno è quanto richiesto all’Italia. Infatti, dopo un biennio di crescita delle proprie emissioni (+2% tra 2009 e 2010), il nostro Paese nel 2011 è riuscita a ridurle, ma in percentuale più modesta rispetto alla media europea (-1,5%, secondo le stime nazionali, circa otto milioni di tonnellate in meno di gas climalteranti). Ovviamente questo non basta ad allinearci agli obiettivi, secondo i quali avremmo dovuto arrivare all'appuntamento con un taglio di almeno 11 milioni di CO2.
Il risultato è che rispetto al -6,5% che dovremmo mettere a segno nel periodo 2008-2012 (calcolato nel 1990), al 2011 siamo solo a -1,9%. Addirittura in alcuni settori produttivi le emissioni sono aumentate del 6,3%. Considerando anche il settore agricolo e gli sforzi del Governo, il gap si riduce ma resta comunque troppo alto. Facile prevedere che il nostro Paese non rispetterà il numero di quote di emissioni assegnate per il 2011 e al momento non ha nemmeno comunicato al’agenzia europea come intende acquistare gli ulteriori crediti necessari.