L'Italiacon l'inizio del 2013 e con l'entrata in vigore di un effettivo regimesanzionatorio per chi produce e commercializza sacchetti di plastica non conformi alla normativa UNI EN 13432 si èfinalmente messa in regola con i dettami dell'UE. La sanzione prevista è unamulta, che può arrivare fino ad un massimo di 25.000 euro (con possibilità diquadruplicarne l'importo in ipotesi di grandi quantità di sacchetti e buste diplastica non conformi che dovessero essere stati smerciati).

Sela misura introdotta in Italia è parsa a taluni severa, come ci comporteremmonoi italiani con quella introdotta in questi giorni in Mauritania?

Anche nelloStato africano difatti è stato previsto a partire dal primo gennaio 2013 un divieto di utilizzazione dei sacchetti di plastica, ma a rischio per itrasgressori non è solamente il portafoglio (si parla di una ammenda che puòraggiungere un ammontare equivalente a 2.500 euro): la norma introdotta difattiprevede anche una pena detentiva che può arrivare fino ad un anno di carcere per chi abbandona i famigerati sacchettidell'Ambiente naturale.

Il ministro mauritano dell'Ambiente ha giustificato lamisura drastica attraverso una precisazione che non lascia dubbi sui rischilegati ai comportamenti dei trasgressori: "nell'80% dei bovini abbattuti neimattatoi del Paese sono stati trovati residui e tracce di sacchetti diplastica".

La politica repressiva attuata in Mauritania non è una prerogativaesclusiva di questo Stato: si tratta invece di un atteggiamento che si stadiffondendo in tutto il continente africano e che ha come obiettivo ilcontrasto a quella che determinati osservatori definiscono come una vera epropria "pandemia della plastica".

Sepensate che in Mauritania siano troppo severi allora che dire di ciò che accadein India, dove nella capitale NuovaDelhi il traffico di sacchetti in plastica viene punito con pene detentive chepossono arrivare fino a 5 anni di reclusione?