E' Vito Nicastri, imprenditore di Alcamo il magnate indiscusso dell'eolico siciliano. Questo finoa ieri, ha perso di fatto, con il sequestro avvenuto da parte della DIA di Palermo, l'immenso patrimonioaccumulato. L'ammontare del sequestro èdi circa 1,3 Miliardi di euro. Unpatrimonio immenso se pensiamo che Nicastri fino a qualche anno fa era unsemplice elettricista alcamese. Grazie a frequentazioni molto discutibili - siparla di Salvatore Lo Piccolo e Matteo Messina Denaro -, in pochissimo tempo hascalato i ranghi sociali per arrivando ad essere l'imprenditore eolico il piùimportante del Paese.

Un partner commerciale di fondamentale importanza per lemultinazionali estere che volevano investire denaro nell'energia pulita.

Grazie non solo alle frequentazioni mafiose, ma anche apossibili collusioni con esponenti di spicco della politica siciliana, hainiziato una carriera da progettista e procacciatore d'affari d'impiantieolici. L'attività crebbe così adismisura che diventò nel breve periodo l'imprenditore più importante delPaese.

L'attività era sin già dall'inizio molto remunerativa,procacciando terreni, seguendo le pratiche amministrative e edilizie, tessendorapporti con i contadini locali, laparcella che staccava arrivava a toccare i 15 milioni per un parco eolicodi medie dimensioni.

L'imprenditore Nicastri si è così impossessato dellatitolarità di più di metà di tutti i progetti che hanno passato l'esame dell'assessoratoall'Industria e dell'assessorato al Territorio e ambiente.

L'exdirettore generale dell'assessorato regionale all'energia GianlucaGalati aveva dichiarato in una denuncia/intervista sulle colonnedel Sole24ore che "Lerichieste di autorizzazione delle imprese non venivano mai protocollate: eranoaccatastate negli stanzoni e persino nei bagni" si legge anche che il sistema era, come dettoda fonti anonime, illecito e corrotto.

«C'era un caos organizzativo voluto: 15-16 mila istanze cheaspettavano di essere esaminate, alcune addirittura dal 2006, e corsiepreferenziali per amici e raccomandati»

Possiamo dire che in questa storia c'è un po' il vecchio, masempre attuale, malaffare all'italiana.L'imprenditore, il mafioso, il politico corrotto e il funzionario regionale pronto a dare una mano in cambio delsuo parco eolico.

Insomma storia d'imprenditoria sporca all'italiana.

A oggi il sequestro dei beni ha raggiunto la cifra che trasocietà, compartecipazioni e bei immobili, sfiora il miliardo e trecentomilioni di euro. Adesso toccherà alla magistratura far chiarezza sull'andamento del malaffare e constatare se è avvenuto tutto illecitamente o solocoincidenze. Siamo pur sempre in uno Stato garantista, dove vige la presunzione d'innocenza fino al terzo grado di giudizio. Spetta aimagistrati e agli avvocati dibattere e decidere di conseguenza in base alleprove.