Gli antichi metodi si basavano sullo studio del cielo, sul cambiamento del vento, lo spostamento delle nuvole. Addirittura da un tramonto carico di rosso si poteva capire che il giorno successivo sarebbe stata una bella giornata. Come ovvio, queste previsioni non davano risultati certi e nel 1835 nacque il telegrafo elettrico con lo scopo di ricevere i bollettini meteo di una vasta area molto più velocemente. Solo nel 1861 apparvero le prime previsioni metereologiche sul giornale Times.

Come vengono create le previsioni?

Si osservano principalmente alcuni parametri atmosferici di superficie come pressione atmosferica, temperatura, velocità e direzione del vento, umidità e precipitazioni per ricavare dati iniziali di superficie terrestre effettuate da stazioni e osservatori addestrati.

Per comprendere invece la situazione al di sopra della superficie terrestre si usano delle radiosonde su palloni sonda. Hanno copertura globale anche i dati usati dai satelliti metereologici. Ma poi si usano i radar metereologici per le precipitazioni, i satelliti polari e geostazionari per scandagliamenti della temperatura e i dati all'infrarosso danno notizie sulla temperatura sopra le nuvole e della superficie. Poi si passa ad assimilare ed elaborare i dati e si confronta con la previsione più recente elaborata.

Ma ci si può affidare o ci sono dei limiti? Purtroppo la natura del macrosistema è complessa e la conoscenza non completa dello stato fisico del nostro pianeta impediscono l'affidabilità al 100%.

Si poteva prevedere il disastro di Genova?

Siamo abituati a sentire che, in zone maggiormente colpite da alluvioni o da catastrofi naturali come ad esmpio in America, esistono dei sistemi in grado di allertare la popolazione. I più usati sono allarmi e annunci via radio o via televisione. Lo stesso si potrebbe procedere in Italia, in modo almeno da poter mettere in sicurezza la popolazione e limitare i danni.

Le alluvioni in particolare, come nel caso di Genova, però, tengono conto di molti fattori come ad esempio la vegetazione, la geomorfologia e la permeabilità dei suoli, lo stato dei bacini, opere di difesa fluviale e le condizioni degli alvei di scorrimento. Dunque prevederle è ancora complesso. Rimane il fatto che di fronte a simili situazioni non ci si può non chiedere perché nel corso degli anni hanno costruito dove non dovevano e la politica sia rimasta a guardare.