Il Consiglio di Stato ha confermato il divieto di coltivare Ogm, gli organismi geneticamente modificati, in Italia. E' stato così respinto il ricorso presentato dall'imprenditore agricolo friulano Giorgio Fidenato, leader degli agricoltori sostenitori degli Ogm, contro il decreto del Governo che, il 23 gennaio scorso, ha prorogato il precedente divieto per ulteriori 18 mesi. Il decreto del Governo, firmato dai ministri della salute Beatrice Lorenzin, delle politiche agricole Maurizio Martina e dell'Ambiente Gianluca Galletti, si basa sulla decisione del Parlamento europeo che ha lasciato ai singoli Paesi membri dell'Unione la facoltà di proibire o meno le coltivazioni con Ogm.

La decisione del Governo italiano è stata quella di prorogare il precedente decreto che vietava la coltivazione di mais Ogm per altri 18 mesi, in attesa della direttiva della Commissione europea dovrà tracciare le linee guida in merito alla coltivazione del mais Ogm in Europa.

Il ricorso di Giorgio Fidenato, che già si era visto bocciare dal Tar del Lazio un analogo ricorso contro il decreto precedente, è stato respinto dal Consiglio di Stato con la motivazione che la decisione rientra nell'ambito dei poteri di legislazione straordinaria del Governo. E' stato quindi ritenuto che la coltura del mais geneticamente modificato Mon810, in assenza di una normativa che ne regoli le modalità, non tuteli a sufficienza l'ambiente e la biodiversità, rendendo così legittima l'adozione della misura di emergenza contestata da Fidenato.

Ogm vietati: le reazioni di Legambiente e Greenpeace

Soddisfazione per il mantenimento del divieto di coltivazione degli Ogm, è stata espressa dal presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, che considera la sentenza "un ulteriore passo verso un'Italia Ogm free". Anche Greenpeace, altra associazione in prima linea nella battaglia contro l'uso di Ogm in agricoltura, ha commentato positivamente la sentenza che conferma, secondo Federica Ferrario, responsabile della campagna "Agricoltura sostenibile", la necessità di applicare il principio di precauzione a salvaguardia di agricoltura e ambiente, contro i rischi legati all'utilizzo di Organismi geneticamente modificati.