Il no agli OGM dell'Italia passa attraverso il bando al mais transgenico MON 810, in attesa della direttiva europea che darà ad ogni paese il diritto di scegliere o proibire la coltivazione di organismi geneticamente modificati sul proprio territorio. 

I ministri di Salute, Politiche agricole e Ambiente hanno firmato il decreto interministeriale che proroga di altri 18 mesi quello del 12 luglio 2013 per la messa al bando del mais della Monsanto dai campi italiani. Niente OGM in Italia grazie al decreto firmato da Beatrice Lorenzin, Maurizio Martina e Gian Luca Galletti, in attesa della direttiva comunitaria che renderà più semplice per tutti gli Stati membri della Ue la procedura giuridica che permette di rifiutarsi di coltivare prodotti transgenici [VIDEO].

Un gesto quindi non clamoroso per il nostro paese, che già aveva escluso dai suoi campi il MON 810, ma importante da un punto di vista politico in quanto ribadisce il no dell'Italia al transgenico anticipando la nuova normativa sugli organismi geneticamente modificati.

La direttiva dell'Unione Europea permetterà di adottare altre misure, oltre al non coltivare gli OGM, anche per evitare contaminazioni accidentali delle colture tradizionali e biologiche da parte degli organismi geneticamente modificati. Etichette più chiare permetteranno di controllare la presenza di OGM nei mangimi e in altri prodotti OGM in Italia; mentre la dicitura in etichetta "libero da OGM" potrà essere apposta secondo le regole stabilite dai singoli paesi, prevedendo per la definizione soglie di tolleranza della presenza di OGM anche più basse dell'attuale 0,9% consentito dalla legge.

L'atteggiamento degli altri paesi europei fino ad oggi ha dimostrato comunque, se non una avversione, una non completa fiducia negli organismi geneticamente modificati, secondo i dati della Coldiretti, tra i 28 paesi Ue nel 2013 solo Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania hanno deciso di coltivarli. In particolare, per il MON 810 è consentita la coltivazione nei paesi membri dal 1998, ma come l'Italia, anche Austria, Ungheria, Grecia, Francia, Lussemburgo e Germania ne hanno vietata la coltivazione.

Di fatto, le coltivazioni OGM in Italia non esistono, se non a livello di sperimentazione.

Gli italiani sono contro gli OGM, i sondaggi parlano dell'80% degli italiani contrari alla coltivazione e al consumo degli organismi geneticamente modificati. Oltre al calcolo di vantaggi e svantaggi in termini economici, ci si pongono problemi di sicurezza ambientale e di difesa della biodiversità delle specie vegetali coltivate in Italia.

La diatriba pro e contro gli OGM non si risolverà qui, ma pareri a favore della ribadita scelta del no agli OGM in Italia sono stati espressi da Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti, che la considera "un ottimo biglietto da visita per il made in Italy alimentare in vista dell'Expo Milano 2015".

Mentre Vincenzo Vizioli, presidente dell'Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica Aiab, vede il decreto del no al mais Monsanto come un segnale chiaro del governo e auspica "un rilancio ulteriore dell'agricoltura biologica e delle eccellenze del made in Italy". In tema di no al transgenico come gesto in difesa dell'ambiente, dell'agricoltura e degli stessi cittadini, si è espressa la responsabile della campagna Agricoltura sostenibile di Greenpeace, Federica Ferrario; ribadendo che "l'agricoltura italiana, può e deve fare a meno degli Ogm. Ci sono biotecnologie che evitano la manipolazione genetica, con ottimi risultati".