Un nuovo allarme sta raggiungendo le coste adriatiche in generale e pugliesi in particolare. Se solo pochi anni fa ci preoccupavamo per la ‘mucillagine’, oggi dobbiamo preoccuparci per una diffusione eccessiva di alghe tossiche. La motivazione principale di tale fioritura è l’aumento della temperatura marina, molto più evidente quest’anno che negli anni scorsi. Per una volta tanto possiamo non prendercela con l'inquinamento da radiazioni nucleari.

L’emergenza ritorna quest’anno, con circa una settimana di ritardo rispetto al 2014, nelle zone a nord di Bari e nelle province di Brindisi e Lecce.

L’Agenzia Regionale Protezione Ambiente ha pubblicato i dati sulla concentrazione algale con un picco di più di tre milioni di cellule d’alga per litro a Porto Badisco (Lecce). Sono circa due milioni alla Forcatella (Brindisi).

Si tratta di organismi ‘dinoflagellati bentonici’, microalghe del genere Ostreopsis ovata, tipica specie dei climi tropicali ma che si sono trasferite nel Mediterraneo già da una ventina di anni. Alla fine degli anni ’90 furono riscontrate nel golfo di Genova, e successivamente in Toscana, Emilia Romagna e Puglia. Nel 2008 una fioritura eccezionale nelle Marche tra Ancona e Sirolo provocò il divieto della balneazione.

Perché la loro proliferazione

A favorire la loro proliferazione, detta bloom algale, come per tutti i vegetali è la presenza in alte concentrazioni di azoto e fosforo trasportati da fiumi, unita al ristagno di acque marine poco ossigenate e calde.

Questi elementi agiscono infatti da concime per la crescita incontrollata delle alghe. Quindi non si tratta solo del calore dell’acqua, percepibile sulla pelle, ma anche l’inquinamento industriale e fognario dei fiumi a provocare l’emergenza.

Cosa provocano?

Dato che si tratta di alghe microscopiche, non visibili ad occhio nudo, ci si accorge della loro presenza solo quando si depongono in grande quantità sui fondali, consumando il poco ossigeno a disposizione provocano la morte di tutti gli altri organismi che ci vivono.

Inoltre provocano una specie di ‘glassa’ bruna a partire da un metro e mezzo di profondità. I ricci perdono gli aculei, patelle e cozze si distaccano e muoiono. In luglio ed agosto, nel caso spiri un forte vento verso terra con mareggiata, si possono verificare sintomi di intossicazione nei confronti dei bagnanti,con irritazioni congiuntivali e delle mucose, difficoltà respiratorie e febbre.

L’ingestione di frutti di mare raccolti in queste acque è sconsigliabile, in quanto presentano un’alta concentrazione di tossine che possono provocare nell’organismo umano vomito e diarrea.